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UN MIRTO CON... VITO GRAZIANI: "Arrivai a Cagliari nel 1974. Il mio anno migliore in Sardegna fu il 1979, impreziosito dalla promozione in serie A. Mia moglie e mio figlio sono entrambi di Cagliari: l'Isola è sempre con me"

di Matteo Bordiga

Vito Graziani ha speso ben cinque anni della sua vita calcistica in Sardegna, coi quattro mori sul petto. Ha vissuto il declino e la rinascita del Cagliari reduce dall’irripetibile epopea dello scudetto: un tramonto nostalgico riscattato dal brillante ritorno in serie A nel 1979, suo ultimo anno trascorso sull’Isola.

Centrocampista romano, Graziani in maglia rossoblù ha totalizzato complessivamente 61 presenze, con una rete all’attivo.

Vito, che bilancio traccia dei suoi cinque anni vissuti a Cagliari, dal 1974 al 1979?

“Il cordone ombelicale che mi lega all’Isola non è mai stato reciso. Arrivai nel ’74, appunto, e trovai una società ben organizzata. L’impatto fu positivo. Ovviamente erano altri tempi: non c’erano i telefonini, quindi la lontananza da Roma si faceva sentire. Il Cagliari era un club serio, intraprendente. E credeva molto nei giovani: all’epoca io avevo diciott’anni. Iniziai subito ad allenarmi con la prima squadra: il primo ritiro fu quello di Acquapendente. Esordii in serie A nel maggio 1975. L’anno dopo purtroppo si chiuse definitivamente la parabola del Cagliari scudettato, perché scendemmo in B. Risalimmo in A tre anni dopo, anche se in realtà avremmo potuto centrare la promozione già nel 1977, se non fosse stato per la famigerata arancia di Cagliari-Lecce.”

Qual è stata la stagione migliore che ha vissuto in Sardegna? Quella che le ha lasciato i ricordi più cari…

“L’esordio è stato sicuramente un momento particolare, ma scelgo l’anno della promozione: 1978-’79. Tra l’altro mia moglie è di Cagliari e mio figlio è nato a Cagliari: insomma, la Sardegna è sempre con me. E ci torno ogni volta che posso, con grande piacere.”

Che atmosfera si respirava dal punto di vista calcistico a Cagliari nella seconda metà degli anni Settanta? C’era sempre grande entusiasmo attorno alla squadra oppure iniziava a prendere piede un sentimento di sottile malinconia per i vecchi fasti ogni giorno più lontani?

“Per quel che ricordo, in città il calore e l’affetto nei confronti della squadra non sono mai venuti a mancare. Certo, con la vittoria del campionato si era vissuto qualcosa di speciale e di inimmaginabile. Ma quando giocavo io, questo lo posso testimoniare, il Sant’Elia era quasi sempre pieno. O comunque tutt’altro che deserto…”

Vito, segue ancora il Cagliari? Che ne pensa della squadra attuale?

“Ha avuto il merito di risalire subito in serie A e di salvarsi con una giornata d’anticipo. Lo stesso Ranieri, del resto, aveva pronosticato che la squadra avrebbe centrato la salvezza solo all’ultimo respiro. Quest’anno, con un nuovo allenatore, direi che l’obiettivo rimane sempre lo stesso… con la speranza di riuscire in corso d’opera a ottenere qualcosina in più.”


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