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UN MIRTO CON... MAURO NARDINI: "Ranieri ha trovato l'assetto giusto puntando sui due attaccanti. Il resto l'ha fatto la sua empatia e il suo coraggio nel cercare sempre la vittoria. Ora rafforzerei la spina dorsale della squadra"

di Matteo Bordiga

L’aveva detto Mauro Nardini - colonna portante tanto del Cagliari di Claudio Ranieri quanto di quello di Carlo Mazzone, che otteneva prestigiose salvezze nell’ultracompetitiva serie A all’alba degli anni Novanta - che alla fine Nandez e compagni avrebbero mantenuto la categoria. E così è stato, nonostante le grandi sofferenze patite nel campionato appena concluso.

L’ex difensore e centrocampista toscano si rallegra per lo scampato pericolo, e indica in modo chiaro e deciso la strada da imboccare in futuro.

Mauro, come vogliamo commentare – in definitiva – la stagione rossoblù, chiusa con una salvezza acciuffata dopo mille peripezie?

“Direi che il mister è stato bravo, a un certo punto del campionato, a trovare l’assetto e il modulo giusto per ottenere risultati prestigiosi anche contro avversari di blasone. Se il Cagliari non avesse fatto punti con Napoli, Atalanta, Inter e Juventus sarebbe finito dritto in serie B. Nelle ultime otto-nove partite era un piacere veder giocare i rossoblù: a Milano contro l’Inter, futura Campione d’Italia, se c’era una squadra che doveva vincere era proprio il Cagliari. In più si è creato un grande affiatamento tra il tecnico, i giocatori e il pubblico, che ha trascinato i sardi verso l’obiettivo. Proprio come avveniva ai miei tempi.

Del resto la serie A è difficile. Pensiamo al Frosinone, che era partito col vento in poppa e, dopo dieci partite, veleggiava nella parte sinistra della classifica. Lo stesso Verona aveva iniziato alla grande e poi ha incontrato numerose difficoltà, così come il Lecce.”

A proposito di moduli tattici, Ranieri sembrerebbe aver fatto svoltare il Cagliari con la scelta – quasi costante nella parte finale della stagione – delle due punte assistite dal trequartista.

“Infatti. E ha cambiato spesso dall’inizio del campionato, passando dal 3-5-2 al 4-3-2-1… per arrivare proprio al 4-3-1-2. Secondo me lo schieramento a due punte era senz’altro il più redditizio: se, soprattutto in casa, là davanti hai non uno, ma due attaccanti è sempre meglio. D’altronde Ranieri ha coraggio: non è uno che si difende a oltranza, ma vuole vincere. Quando noi andavano fuori casa, all’inizio degli anni Novanta, speravamo sempre in un pareggio… Ma a lui del pareggio non gliene fregava niente: voleva i due punti (all’epoca per ogni vittoria venivano assegnati due punti, ndR) e sapeva inculcarci la sua mentalità vincente. Ci faceva stare tranquilli e, al contempo, ci dava una grande carica e ci faceva emozionare. Le stesse cose che ha fatto con il Cagliari di quest’anno. Infatti non era affatto facile mantenere la categoria, ma alla fine ce l’ha fatta.”

Proiettandoci alla prossima stagione, lei dove rintuzzerebbe la rosa per pianificare un’annata un tantino meno travagliata?

“Intanto prenderei un centrocampista di qualità da piazzare davanti alla difesa. Poi rinforzerei la retroguardia - anche se molto dipenderà dal destino di Jerry Mina, che è stato determinante nella seconda parte del campionato - con un centrale di categoria e, infine, potenzierei l’attacco con un centravanti in grado di fare reparto. Un Pavoletti più giovane, diciamo. Insomma, interverrei proprio sulla spina dorsale della squadra.”


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