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UN MIRTO CON... MAURO NARDINI: "Cagliari, la svolta è arrivata proprio nel periodo delle brutte sconfitte: Nicola ha lavorato sulla testa dei ragazzi, che tecnicamente sono validi. Una salvezza tranquilla? Ragioniamo partita dopo partita"

di Matteo Bordiga

Mauro Nardini per due stagioni ha presidiato la fascia sinistra del Cagliari, dal 1990 al 1992. Per lui ben 64 presenze in maglia rossoblù e un feeling con la città e con i tifosi mai raffreddatosi nel tempo.

Tutt’oggi Mauro - da quattro mesi vice di Silvio Baldini sulla panchina del Pescara - segue con trepidazione le vicende dell’undici di Nicola, e anche lui si rallegra per il buon rendimento offerto da Luperto e compagni nelle ultime tre giornate di campionato.

Mauro, qual è stata secondo lei la svolta che ha fatto scattare la scintilla in casa rossoblù, spianando la strada agli ultimi ottimi risultati?

“A mio avviso il cambio di rotta, paradossalmente, è avvenuto proprio quando la squadra ha perso malamente. Nelle sconfitte si è trovata la chiave di volta per far svoltare in positivo la stagione. Del resto c’erano delle perplessità a inizio campionato circa la scelta di puntare su Davide Nicola in panchina, perché il mister piemontese era abituato soprattutto a subentrare a stagione in corso per raddrizzare la rotta di una barca in balia della tempesta. Affidargli la squadra fin dall’inizio, secondo alcuni, poteva essere un rischio. Invece Davide è un tecnico preparato e, cosa tutt’altro che secondaria, ha un forte carisma che trasmette ai suoi giocatori.

Insomma, dopo le brutte prestazioni del Cagliari a inizio stagione il tecnico ha lavorato soprattutto sulla testa dei ragazzi, anche perché sotto l’aspetto tecnico i rossoblù sono una buona squadra, con degli elementi di valore. Servivano un po’ più di consapevolezza e di autostima. Non a caso le ultime gare sono state vinte giocando anche bene. Ora Viola e compagni mettono in campo quel pizzico di incoscienza che li porta a ‘osare’ la giocata, mentre invece prima evitavano di correre rischi e si limitavano al compitino. E un ruolo molto importante lo riveste anche la piazza: adesso a Cagliari c’è entusiasmo, i tifosi riempiono lo stadio e questo dà ai calciatori una marcia in più.”

A suo parere, stanti le ultime prestazioni, la compagine isolana potrebbe essere in grado di centrare una salvezza anticipata, che era poi l’obiettivo più o meno dichiarato di inizio stagione? Rappresenterebbe uno “step” ulteriore rispetto al risultato ottenuto lo scorso anno.

“Io dico che il Cagliari deve assolutamente vivere partita dopo partita ed evitare di fare programmi. Un mese fa l’unica, grande preoccupazione della piazza era quella di conseguire la salvezza. Adesso che vediamo una squadra più in palla e capace di centrare anche risultati eclatanti alziamo l’asticella, guardando in alto. Invece, senza buttare l’occhio all’alta classifica, i sardi devono pensare a migliorarsi ogni domenica, imparando dagli errori e dalle sconfitte. Solo così potranno ambire, a lungo andare, a scalare la graduatoria.

Ora la salvezza resta la prima cosa alla quale pensare: rimanere in serie A è la priorità, possibilmente facendo un campionato dignitoso e divertendo il pubblico. A maggior ragione adesso che la gente ha ritrovato la voglia di andare allo stadio e di trascinare la squadra.”


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