.

UN MIRTO CON... MARCO NEGRI: "Cagliari, bilancio positivo. Ma questa piazza deve aspirare a qualcosa di più di una salvezza strappata alla penultima giornata. Davide Nicola è uno che spreme i suoi giocatori al centodieci per cento"

di Matteo Bordiga

Marco Negri, bomber estremamente prolifico e devastante soprattutto nel corso degli anni Novanta, ha segnato caterve di reti con le maglie di Perugia e Cosenza, ma soprattutto con la casacca scozzese dei Glasgow Rangers. Da quelle parti, non a caso, è ancora considerato una sorta di monumento vivente, dall’alto dei suoi 37 gol messi a segno in appena 40 presenze.

Centravanti (per un brevissimo periodo) anche del Cagliari allenato da Nedo Sonetti in serie B, in Sardegna non ha comunque smentito la sua fama di implacabile goleador, siglando 2 reti in 4 presenze.

Marco, è terminata una stagione complicatissima per il Cagliari di Claudio Ranieri. Che bilancio possiamo tracciare dopo la salvezza acciuffata, con affanno, alla penultima giornata?

“Un bilancio assolutamente positivo. Quando si conquista una permanenza in serie A c’è sempre da festeggiare. Ora si chiude il ciclo-Ranieri, coronato da una promozione e da una successiva salvezza. Ma quando una squadra conclude una stagione in crescendo, come ha fatto il Cagliari nel girone di ritorno dello scorso campionato, i segnali e i presupposti in vista del futuro sono incoraggianti.

Così come i pregi, a mio parere sono evidenti anche i limiti della rosa rossoblù. Anche perché è giusto gioire per la salvezza, ma credo che una società e una piazza come quella cagliaritana debba legittimamente aspirare a qualcosa di più.”

Ecco, secondo lei qual è stato il limite più evidente che la formazione isolana ha palesato lo scorso anno?

“All’inizio della stagione ha chiaramente pagato, in tutti i suoi effettivi, lo scotto del passaggio dalla B alla A. Quando poi Ranieri ha trovato la quadra, individuando una sorta di formazione-tipo, le cose sono completamente cambiate. Sono arrivati punti fuori casa e vittorie anche contro avversarie di caratura superiore, come Bologna e Atalanta: risultati che del resto, se non hai compattezza e qualità tecniche, non puoi assolutamente ottenere.

Sottolineo che è importante avere uno zoccolo duro di almeno sette-otto titolari sui quali poter sempre fare affidamento. Certo, da qui a impostare una stagione sulla falsariga di un Genoa o di un Monza, nel corso della quale navigare a centroclassifica, togliersi delle soddisfazioni e magari lanciare anche qualche giovane prospetto, ce ne corre. Serve, come dicevo, qualcosa in più. Sono sicuro che la società si stia adoperando per migliorare l’organico e pianificare un’annata meno sofferta di quella appena trascorsa.”

A tal proposito, con ogni probabilità nei prossimi giorni verrà annunciato ufficialmente il nuovo tecnico rossoblù, che sarà Davide Nicola. Che ne pensa di questa scelta?

“Nicola porterà in dote il suo bagaglio di virtù innanzitutto umane e caratteriali: lui è uno che spreme i suoi giocatori al centodieci per cento, che pretende sempre il massimo, che ti inculca la mentalità del non mollare mai e del combattere fino all’ultima stilla di sudore. Le sue parole chiave sono professionalità, serietà e concretezza. Poi naturalmente ci vogliono i giocatori: il tecnico può scrivere lo spartito, ma a eseguirlo sono gli interpreti. Il primo tassello comunque era ingaggiare il mister giusto, che ora magari – in sede di campagna acquisti – suggerirà i nomi di elementi a lui ben noti da portare con sé in Sardegna.

Ad ogni modo, tengo a rimarcare che il Cagliari riparte da una solidità di base e, soprattutto, dalla consapevolezza di cosa realmente significa essere gruppo, essere squadra. Questa è la più grande e preziosa eredità che ha lasciato in dote Claudio Ranieri.”


Altre notizie
PUBBLICITÀ