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UN MIRTO CON... FRANCO SELVAGGI: "Cagliari, gli ultimi anni in A sono stati una sofferenza continua. Ora urgono rinforzi: c'è bisogno di qualcuno che faccia gol e di nuovi innesti a centrocampo"

di Matteo Bordiga

Franco Selvaggi, ex grande bomber rossoblù, sta seguendo con una certa apprensione le vicende del Cagliari in questo travagliato avvio di stagione. E la sua è una preoccupazione che viene da lontano, perché affonda le radici almeno negli ultimi cinque-sei anni vissuti in serie A dalla formazione isolana, che sono stati “difficili, complessi e sostanzialmente privi di soddisfazioni”.

Franco, contro l’Empoli il Cagliari non è sembrato nemmeno una compagine di serie A. Cosa sta succedendo e come è possibile porre rimedio a una situazione così complicata?

“Il Cagliari stenta ormai da parecchi anni. In campionato si ritrova puntualmente con l’acqua alla gola: qualche volta gli va bene, qualche volta no. La verità è che la squadra va migliorata tecnicamente con acquisti di spessore. Insomma, questo club ha una tradizione: ha vinto uno scudetto, ha avuto il più grande attaccante italiano di sempre - oltre che uno dei più forti bomber della storia del calcio - e in più rappresenta tutta la Sardegna. Urgono rinforzi per essere più competitivi.”

Il dato che risalta maggiormente è quello relativo ai gol segnati: appena uno in cinque partite. A suo avviso c’è in rosa un attaccante che, più degli altri, potenzialmente potrebbe risolvere questo problema?

“Pavoletti è un bomber, ma è un po’ avanti con l’età. Certo che se si segna appena un gol in cinque gare la situazione diventa pesante. Io non ho soluzioni, non saprei suggerire un nome in particolare. Io vedo giocare il Cagliari tutte le domeniche: per me gli ultimi anni, come per tutti i tifosi rossoblù, sono stati una sofferenza continua. Quello che so è che in questa rosa una punta capace di far gol ci vorrebbe, ma non basta: servono anche degli innesti a centrocampo.”

A proposito di centrocampo: con l’Empoli il Cagliari è ricorso sistematicamente al lancio lungo dalle retrovie, senza mostrare una minima idea di gioco corale. Una tattica che, come era facile prevedere, non ha pagato.

“E questo ovviamente non va bene. Perché se non hai attaccanti forti devi cercare di giocare la palla e di arrivare al tiro in porta con la manovra collettiva, in maniera che tutti abbiano la possibilità di andare in gol.”


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