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UN MIRTO CON... EMANUELE GATTELLI: "L'anno scorso ci siamo salvati per il rotto della cuffia. Quest'anno ho paura che sarà molto più difficile. Ieri contro il Bologna siamo mancati a centrocampo. E non mi è piaciuto per niente Obert"

di Matteo Bordiga

Emanuele Gattelli, attaccante del Cagliari a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, mostra viva preoccupazione per la situazione attuale dell’undici allenato da Davide Nicola, che dopo un mini-filotto di risultati positivi pare essere ripiombato nella crisi che aveva connotato le prime giornate di campionato.

Emanuele, che impressione le ha fatto la squadra vista ieri contro il Bologna?

“Intanto io voglio ricordare che il Cagliari l’anno scorso si era salvato per il rotto della cuffia. E ho paura che quest’anno sarà molto, ma molto più difficile. Quello che sta succedendo in questo periodo rischia di compromettere tutto il lavoro di Nicola.”

A suo avviso quali sono i mali oscuri che attanagliano la squadra? Contro l’Udinese e ieri col Bologna non si è intravisto neppure un barlume di gioco. Di ben altro spessore erano state le prestazioni precedenti contro Parma, Juventus e Torino…

“Sinceramente faccio fatica a rispondere a questa domanda. Ieri i ragazzi proprio non mi sono piaciuti. In particolare il centrocampo, di fatto, non c’era: non reggeva il palleggio e i ritmi imposti dal Bologna. E poi la prestazione di Obert su Orsolini non mi ha convinto: forse era il caso di sostituire il difensore slovacco. Probabilmente Nicola aveva deciso di far riposare Augello, ma queste sono partite che devi vincere. O almeno devi fare risultato. In caso contrario, diventa un problema.

Poi anche l’attacco era sterile. Piccoli, che secondo me è un buon centravanti, ieri l’ho visto un po’ fuori dal gioco. Si spende, combatte, fa tante cose buone… Ma non basta.”

Se la squadra è quella vista ieri i prossimi due turni di campionato, contro Lazio e Milan, non promettono nulla di buono…

“Sa qual è il grosso problema? Che non c’è più Ranieri. Lui era non solo un ottimo allenatore, ma anche un padre e uno psicologo per questi ragazzi. Ha traghettato il Cagliari verso la salvezza trasmettendo ai giocatori grande tranquillità e positività. Nicola non lo conosco, quindi non mi permetto di dare giudizi. Sarà il tempo a parlare e a dire la verità.”


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