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Unione Sarda - L'Olbia è morta,evviva l'Olbia

di Niccolò Schirru

È scomparsa così, nel pomeriggio di ieri, l'Olbia calcio 1905. È scomparsa così, stramazzata al suolo sotto i colpi dalla crisi economico-dirigenziale degli ultimi mesi, la gloriosa associazione sportiva gallurese: a darle il colpo di grazia il Consiglio federale che, come da copione, ne ha ufficializzato l'esclusione dal campionato di Seconda divisione e dalla Lega Pro.
UN DESTINO COMUNE L'Olbia aveva 105 anni: a piangerla i tifosi e l'amministrazione comunale, che negli ultimi giorni di vita, accorsi al suo capezzale, l'avevano vegliata impotenti di fronte al suo destino. Manca la dichiarazione solenne, ma data la grande difficoltà nel sanarne i debiti, circa due milioni di euro, il fallimento sembra dietro l'angolo. «È inevitabile e mi dispiace», aveva mormorato il presidente Franco Rusconi, il 30 giugno scorso, nel giorno della mancata iscrizione alla Seconda divisione. «Avrei voluto fare grandi cose con l'Olbia e invece l'ho portata al fallimento». Così l'Olbia Calcio non esiste più. E l'Alghero è il suo triste compagno di viaggio. Dato che la Covisoc ha riservato alla società catalana lo stesso trattamento: non esiste più. Non tra i professionisti, come l'Olbia, cancellata col nome che l'ha resa celebre in Italia e motivo d'orgoglio per intere generazioni di tifosi galluresi.
LE SCELTE SBAGLIATE Il sipario cala al termine di alcune settimane di sofferenza: le trattative per la cessione del club intavolate da Rusconi alla fine del suo terzo mandato da presidente hanno sortito il solo effetto di prolungare l'agonia. La verità è che i titoli di coda erano partiti molto prima. Troppe scelte sbagliate, troppi soldi spesi, per non dire sprecati, inseguendo sogni di gloria che con la piazza di Olbia, col calcio ad Olbia, non hanno nulla a che fare: a ogni realtà la sua dimensione, un po' di umiltà non avrebbe guastato. Certo sarebbe servita a conservare la cara vecchia C2.
LE PROMESSE Al diavolo la serie B, il traguardo promesso da Rusconi nel giorno del suo insediamento tre estati fa: l'Olbia è morta, evviva l'Olbia. Una società più solida, concreta, consapevole dei propri mezzi e degli obiettivi è pronta a nascere dalle ceneri di quella che il Consiglio federale ha appena cancellato dai professionisti. Eccellenza, si vocifera a proposito della categoria alla quale la nuova Olbia è destinata. «Tecnicamente anche la serie D», fa sapere, a proposito di possibilità, il presidente della Figc Sardegna Andrea Del Pin.
L'IPOTESI SERIE D Così il sindaco Gianni Giovannelli convoca una riunione per lunedì pomeriggio (ore 18) all'Expò: l'appuntamento è con le Vecchie Glorie dell'Olbia, l'associazione che ha promosso l'idea dell'azionariato popolare come base di partenza per il nuovo progetto calcistico. Con le Vecchie Glorie, i tifosi e gli imprenditori interessati a sostenere economicamente la rifondazione del club. Lunedì, non un giorno qualsiasi. Perché lunedì verrà ufficializzata la decisione del Consiglio federale sul campionato dal quale la nuova Olbia potrà ripartire. «Seguo la vicenda da alcuni mesi, ma non ho dimestichezza nella gestione pratica di un campionato di calcio», dice Giovannelli. «Per questo il progetto delle Vecchie Glorie, che vede coinvolti esperti del settore, trova il gradimento mio e quello della piazza. È però necessario stabilire con precisione compiti e incarichi della nuova società tra coloro che si sono resi disponibili: l'Olbia va rifondata dalle basi, occorre una società solida e affidabile per non ripetere gli errori del recente passato».


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