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ESCLUSIVA TC - SERGIO PELLISSIER: "Il Cagliari si è salvato grazie alla capacità di Ranieri di creare un gruppo coeso. Una sorta di grande famiglia. E i meriti vanno anche ai giocatori. Ora bene Nicola, ma servono acquisti per puntare più in alto"

di Matteo Bordiga

Lui di lotte salvezza se ne intende eccome. Col suo Chievo Verona, di cui è stato per anni l’indiscusso leader e bandiera, ha combattuto spesso per salvare la pelle in serie A e quasi sempre (unica eccezione la stagione 2006-2007) ci è riuscito.

Ex attaccante rapace e implacabile sotto rete, Sergio Pellissier è ora presidente del redivivo Chievo: la società dei “Mussi Volanti” infatti, risorta dalle proprie ceneri come un’araba fenice, disputerà il prossimo campionato di serie D.

Sergio, che valutazioni si possono fare sulla lotta per evitare la retrocessione nell’ultimo torneo di serie A? A suo parere sono davvero finite in B le tre formazioni meno competitive - e meno meritevoli - della stagione?

“Direi che le uniche due squadre che hanno realmente meritato di retrocedere per quanto fatto durante la stagione sono state Sassuolo e Salernitana. Il terzo biglietto per la serie B sarebbe potuto finire nelle mani di diverse formazioni che hanno battagliato fin dall’inizio del campionato. Alla fine della giostra è toccato al Frosinone ma, a ben vedere, anche altre squadre avrebbero potuto occupare la diciottesima posizione in classifica.”

Secondo lei cosa ha determinato in primo luogo la retrocessione del Sassuolo, una compagine che negli anni ci aveva abituato a un calcio brillante e spensierato e a piazzamenti prestigiosi in graduatoria?

“Ci sono annate e annate. Anche in altre stagioni il Sassuolo aveva incontrato qualche difficoltà, ma era sempre riuscito a venirne fuori soprattutto grazie alle qualità dei suoi migliori interpreti. E, a proposito di giocatori di classe superiore, credo che perdere Berardi per tre quarti del campionato sia stato determinante - in senso negativo - per i neroverdi. Da tutti i punti di vista.”

Il Cagliari di Claudio Ranieri, dopo un pessimo girone d’andata, ha decisamente cambiato marcia nel girone di ritorno. A suo avviso qual è stata la chiave di volta per invertire la rotta e centrare la salvezza alla penultima giornata?

“Ranieri ha il grande pregio di riuscire a far gruppo. Nei momenti di difficoltà i giocatori hanno fatto quadrato attorno a lui: non a caso hanno respinto in blocco le sue dimissioni, presentate dopo la famosa sconfitta contro la Lazio. Quando la squadra si trasforma in una sorta di grande famiglia il calciatore riesce a tirare fuori quel qualcosa in più che consente di andare oltre gli ostacoli, oltre le difficoltà. Questa grande qualità, che poi è un importante valore aggiunto, altre formazioni che lottavano per non retrocedere magari non ce l’avevano. Il merito è senz’altro di Ranieri, ma anche di tutti i suoi ragazzi che hanno ciecamente creduto in lui.”

Nicola è adesso ufficialmente il nuovo allenatore del Cagliari. Secondo lei è il profilo giusto per far compiere alla squadra quel piccolo salto di qualità che la piazza ha più volte invocato a gran voce?

“Non credo che basti semplicemente avere un certo tipo di allenatore per alzare l’asticella e puntare a qualcosa di più importante e ambizioso. È necessario anche investire su giocatori di un certo tipo. La società dovrà darsi da fare e potenziare l’organico. Nicola è un tecnico che sa bene come mettere tensione alla squadra e, viceversa, come allentare la pressione a seconda dei momenti che i suoi ragazzi attraversano nel corso del campionato. Sa anche condurre le sue compagini alla salvezza, ma se l’obiettivo è diverso ha bisogno di giocatori validi e in grado, appunto, di lottare per traguardi più prestigiosi. Per cui la prima cosa che la società deve stabilire è cosa vuole ottenere esattamente dalla prossima stagione. Una volta definito questo fondamentale aspetto si cercherà di scegliere le soluzioni migliori in funzione del progetto tecnico.”


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