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ESCLUSIVA TC - PASQUALE DOMENICO ROCCO: "L'avvio di stagione del Cagliari mi ricorda la mia avventura vissuta in rossoblù: in serie A partimmo malissimo, ma poi chiudemmo in trionfo. Per la salvezza sarà determinante l'unione tra squadra e tifosi"

di Matteo Bordiga

Da Paderno Dugnano, suo paese natale, a Giacarta, Indonesia. Passando attraverso una tappa intermedia breve, durata solo un paio di stagioni, ma rimasta indelebilmente impressa nel suo cuore: la Sardegna.

Pasquale Domenico Rocco, allenatore in seconda del Persija Jakarta, parla come un sardo acquisito. La nostalgia del mare, della gente, del placido vivere cagliaritano e della maglia rossoblù coi quattro mori sul petto lo assale ovunque si trovi e qualsiasi cosa faccia.

Fosse stato per lui, dall’Isola non se ne sarebbe mai andato. Invece, dopo aver contribuito a portare il Cagliari in serie A e dopo essersi regalato una salvezza indimenticabile nel campionato 1990-’91 (condita da una sua rete decisiva al San Paolo contro i campioni d’Italia del Napoli maradoniano), ha vissuto una carriera errabonda, conclusa nel 2004 e spesa per lo più in serie B.

Nonostante viva dall’altra parte del mondo, Rocco si sforza di tenersi il più informato possibile sulla squadra che l’ha lanciato in serie A. E, ovviamente, non manca di fare un tifo sfegatato per i colori rossoblù.

Pasquale, dalla lontana Indonesia cosa è riuscito a seguire e che impressione si è fatto di questo tormentato avvio di campionato del Cagliari?

“Devo dire che vedo tantissime analogie col mio periodo vissuto in Sardegna. Anche noi stentammo a ingranare, ma Claudio Ranieri è un maestro nel compattare il gruppo e nel coinvolgere tutta la piazza ai fini del raggiungimento dell’obiettivo. Nelle ultime gare la squadra ha fatto bene e ha ottenuto risultati importanti contro dirette concorrenti nella lotta per evitare la retrocessione. Ripeto, mi sembra di rivivere la nostra stagione in serie A, nel ’90-91, iniziata tra mille affanni e conclusa in trionfo. È vero che ogni annata fa storia a sé, ma oggi – come allora – il timoniere è quello giusto, quindi confido in una seconda parte di campionato in crescendo per il Cagliari, del quale sono rimasto grande tifoso. La piazza merita la massima categoria, quindi il mio auspicio è che gli isolani possano confermarsi in serie A.”

Domani ci sarà la sfida col Monza, compagine brillante, organizzata e sbarazzina. Una gara difficile, da prendere con le molle.

“Certo. I brianzoli sono tosti e rappresenteranno una bella gatta da pelare. Anche le grandi faticano quando devono affrontarli. Praticano un 3-4-3 molto moderno e aggressivo, giocano a tutto campo. Un po’ nello stile dell’Atalanta. Però devi passare anche attraverso queste partite per mettere in cascina i punti necessari a conseguire la salvezza. Il mister l’avrà senz’altro preparata molto accuratamente. Insomma, sarà un match complicato, ma non solo per il Cagliari. Anche il Monza avrà vita dura all’Unipol Domus.”

Pasquale, i rossoblù nelle ultime gare hanno cambiato abito tattico. Ora la squadra propone un 4-3-1-2, con un trequartista sempre presente dietro i due attaccanti, che rappresenta una svolta rispetto all’iniziale 3-5-2, più arroccato e tradizionalmente caro a Ranieri. Questo dimostra, tra le altre cose, la versatilità del tecnico romano, capace di modificare sistema di gioco a seconda delle esigenze e delle circostanze.

“È la qualità principale che deve avere un allenatore: l’intelligenza abbinata all’eclettismo. Noi tecnici siamo come chef: in base agli ingredienti che abbiamo cerchiamo di preparare la migliore pietanza possibile. Ranieri ha utilizzato le prime partite per studiare i giocatori, e cucirgli addosso il vestito tattico più adatto. Poi è vero che per arrivare alla salvezza ci vuole il modulo più funzionale e occorre trovare i giusti equilibri in campo, ricercando sempre la qualità del gioco. Ma il presupposto imprescindibile è quello di metterci tanto cuore, tanta grinta e tanto carattere. Soprattutto in casa. L’Unipol Domus deve diventare un fortino inespugnabile, grazie anche alla spinta dei tifosi che devono remare tutti nella stessa direzione e far tremare lo stadio. Le partite in Sardegna dovranno diventare un incubo per gli avversari.

Ora che Ranieri ha capito come far giocare i rossoblù, la componente emotiva e caratteriale diventerà determinante. La passione della gente cagliaritana dovrà trascinare la squadra verso l’impresa, perché salvarsi dopo un inizio di campionato così deficitario sarebbe un traguardo straordinario.

La maglia coi quattro mori ha un valore speciale: mi auguro che i giocatori l’abbiano capito, perché quei colori ti restano dentro. Il senso di appartenenza e di identità sono i motori trainanti dell’undici isolano. Anche nelle gare in trasferta i rossoblù devono vendere cara la pelle: non deve essere facile per nessuno portare via i tre punti contro il Cagliari. Del resto, per difendere questi valori non ci poteva essere guida migliore di Claudio: coi suoi modi, con la sua professionalità e coi suoi insegnamenti lui riesce sempre a spremere il centodieci per cento non solo dai giocatori, ma anche dalla piazza. Crea uno spirito di unione granitico, in modo da convogliare sulla squadra la spinta di tutto l’ambiente. Uno per tutti, tutti per uno. E questa è una prerogativa che altre realtà, magari economicamente o tecnicamente più forti del Cagliari, non hanno. Dunque va sfruttata fino in fondo.

La forza del gruppo è la chiave di volta dei successi ottenuti nel lungo periodo. I singoli possono risolverti una partita, ma i campionati li vinci quando c’è simbiosi totale tra la squadra e la città. Il Cagliari ha dimostrato di saper reagire alle difficoltà: dopo la serie iniziale di sconfitte non si è abbattuto e ha cambiato marcia. Ora è il momento di dare continuità ai risultati positivi, mantenendo viva la veemenza della reazione che ha fatto risorgere i sardi dalle proprie ceneri.”    


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