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ESCLUSIVA TC - GIAN PIERO VENTURA: "Il Cagliari ha il dovere di andare a Genova per vincere: i sardi ora come ora sono superiori ai liguri, dal punto di vista tecnico e psicologico. Marcatura a uomo o a zona sui piazzati? Vi dico la mia..."

di Matteo Bordiga

A Cagliari ha lasciato un dolcissimo ricordo. Gli anni migliori sono stati sicuramente quello dell’immediato ritorno in serie A (stagione 1997-’98, successiva allo psicodramma dello spareggio di Napoli col Piacenza) e quello del consolidamento nella categoria regina (stagione 1998-’99), impreziosito da una lunga serie di successi prestigiosi ottenuti contro le corazzate dell’epoca: dal Milan alla Juventus, dal Parma alla Roma, tutte caddero al Sant’Elia al cospetto del Cagliari arrembante e sbarazzino allenato da Gian Piero Ventura.

Il tecnico genovese, a distanza di tanti anni, serba ancora un ottimo ricordo della sua entusiasmante esperienza in terra isolana. E i colori rossoblù - di parte cagliaritana - occupano sempre un posto speciale nel suo cuore.

Gian Piero, che bilancio si può azzardare dopo questo primo terzo di campionato che ha visto il Cagliari, a seconda delle situazioni e dell’avversario di turno, brillante protagonista o, talvolta, sbiadita comparsa?

“Intanto partirei dalle prossime due partite che attendono i rossoblù, contro il Genoa in trasferta e contro il Verona in casa. Anche se siamo ancora nella prima parte della stagione sono due match che potrebbero incidere notevolmente sul prosieguo del campionato nell’undici di Nicola. Se dovessero arrivare sei punti ci si tirerebbe fuori, almeno provvisoriamente, dalle sabbie mobili della bassa classifica. Al contrario, se l’esito di questo duplice scontro diretto dovesse essere negativo poi potrebbe essere complicato risollevarsi.

In sintesi, il Cagliari è atteso da due sfide estremamente delicate. Ma soprattutto quella di Genova col Grifone, a mio avviso, è ampiamente alla portata della formazione isolana: i liguri hanno appena cambiato allenatore e sono sempre falcidiati dai mille infortuni che li hanno messi in ginocchio in questo avvio di stagione. Pinamonti e compagni sono in grandissima difficoltà, anche a causa di un organico depauperato dei suoi due attaccanti più prolifici e adesso, come detto, ulteriormente rimaneggiato dagli infortuni. Secondo me il Cagliari deve assolutamente approfittare di questa situazione e andare a Marassi con la ferma convinzione di poter strappare i tre punti, che del resto sono nelle sue corde.

Vedo più complicato l’impegno col Verona, che è una squadra ostica e scorbutica. Se i veneti trovano la giornata giusta sono difficili da affrontare, ma anche loro alternano prestazioni sopra le righe a performance piuttosto sconcertanti. I punti che il Cagliari avrà raccolto dopo queste due gare diranno molto sulle prospettive e sul cammino dei sardi a lungo termine.”

Lei dunque approccerebbe il match contro il Genoa con piglio aggressivo e garibaldino, mirando dichiaratamente a fare un gol in più dell’avversario?

“Secondo me il Cagliari, per le sue caratteristiche tecnico-tattiche, non è una squadra che può puntare su una strategia attendista. Finora le partite migliori le ha giocate, al contrario, quando ha osato. Anche a costo di correre qualche rischio in più. E poi ribadisco che il Genoa vive un momento particolarmente difficile, ed è una compagine che crea poco dalla cintola in su. Insomma, quale momento e quale occasione migliore per dare una bastonata psicologica a una diretta concorrente che, oggi come oggi, se non ci dovessero essere significativi interventi nel mercato di gennaio sarebbe tra le maggiori indiziate a scivolare in serie B?

Gilardino secondo me aveva fatto fin troppo con quello che aveva a disposizione. Alla fine, come spesso capita in questi casi, ha pagato lui. All’atto pratico in questo momento il Genoa è una squadra inferiore al Cagliari, sia dal punto di vista tecnico che sotto l’aspetto psicologico: ecco perché dico che i sardi, ringalluzziti dal bel pareggio ottenuto contro il Milan, hanno il dovere di andare a Marassi per provare a centrare i tre punti.”  

Una domanda di carattere prettamente tattico. Il Cagliari, in questo campionato (ma anche, a ben vedere, nella passata stagione), ha preso spesso gol in situazioni di palla inattiva. Sia sui corner che sulle punizioni avversarie i rossoblù faticano a difendere efficacemente la propria area di rigore. Alla luce di queste difficoltà potrebbe essere utile, almeno sui calci piazzati, tornare a una più stretta marcatura a uomo, visto che l’undici di Nicola pratica - quasi sempre - la zona pura?

“Secondo me occorre innanzitutto fare un’analisi attenta e approfondita delle caratteristiche dei propri giocatori. Ci sono difensori che, messi nella condizione di attaccare la palla, sanno farsi decisamente valere: sono abili nel gioco aereo e scelgono sempre il tempo nel modo giusto. E ci sono, al contrario, giocatori che fanno fatica ad attaccare la palla e sono molto più bravi a marcare da vicino l’avversario. Ma queste valutazioni spettano all’allenatore e allo staff tecnico. Certo che se il Cagliari incassa molti gol da calcio piazzato Nicola e i suoi collaboratori avranno studiato accuratamente il problema, e avranno senz’altro approntato delle contromisure.

Una volta, nella mia carriera, ero partito con un’impostazione difensiva a zona, ma vedevo che la mia squadra stentava ad applicare efficacemente quei principi tattici. Così ho cambiato ripristinando la marcatura a uomo, e ottenendo immediatamente risultati molto più incoraggianti. In quel caso i miei giocatori avevano bisogno del contatto con l’avversario, di avere un riferimento preciso. Quando disponi di calciatori con queste prerogative è evidente che la marcatura a uomo è molto più indicata. Ma ci sono interpreti che quando devono marcare non la prendono mai e quando invece devono attaccare la palla le prendono tutte, e viceversa. Per questo dico che è compito dell’allenatore, che conosce bene i suoi ragazzi, capire quale sia la soluzione migliore ad adottare.”


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