ESCLUSIVA TC - Eugenio Fascetti: "Il Bari ha il vantaggio della carica dei cinquantamila del San Nicola. Il Cagliari deve sperare che ai pugliesi venga il braccino del tennista"

Allenatore sanguigno, pragmatico e concreto, che però non disdegnava il bel gioco e il calcio d’attacco.
Artefice di un Bari scintillante e capace di confermarsi per più stagioni consecutive in serie A, per decenni ha dispensato i suoi insegnamenti in giro per l’Italia, chiudendo nel 2004 una carriera ricchissima di esperienze, soddisfazioni e risultati sorprendenti.
Toscano verace, viareggino doc, ancora oggi continua a seguire – e a tifare – il suo amato Bari, nel ricordo di quella creatura stupenda che nella seconda metà degli anni Novanta faceva impazzire i giganti di un calcio, quello italiano, allora dominante in Europa e nel mondo.
Eugenio Fascetti si concede volentieri ai microfoni di Tuttocagliari.net, per fare il punto su una finale playoff il cui primo atto andrà in scena domani e che, a suo avviso, si preannuncia estremamente equilibrata e imprevedibile.
Fascetti, che ricordo serba del suo Bari delle meraviglie? Come giocava e qual era il segreto di quella squadra spensierata e bella da vedere?
“È stato un periodo molto bello e intenso. Da quel Bari vennero fuori giocatori importanti, che poi si sarebbero affermati anche in squadre di prima fascia. Penso a Zambrotta e a Cassano, a Protti e ad Andersson, ma non dimentico Ingesson e Ventola. L’elenco è lungo.
Ero accompagnato da un direttore sportivo che capiva di calcio, Carlo Regalia, e con quei calciatori a disposizione era facile far giocare bene la squadra. Ci siamo presi le nostre belle soddisfazioni. Purtroppo a quei tempi c’erano dei problemi economici, e di conseguenza tutti gli anni bisognava praticamente ricominciare daccapo. Ma conservo il ricordo di un periodo vivo, interessante e stimolante.
Poi a Bari, intesa come città, mi sono trovato benissimo. È una grande piazza che merita la serie A.”
Ora l’obiettivo dei galletti è proprio quello di fare il doppio salto di categoria e di tornare in massima serie. Che cosa si aspetta dal doppio scontro con il Cagliari?
“Saranno due partite belle toste. Si preannuncia come la sfida tra l’esperienza e la gioventù. Il Cagliari ha in panchina una vecchia volpe come Ranieri, mentre il Bari è guidato da un allenatore giovane che sta facendo molto bene: vincere il campionato di serie C è difficilissimo, e quest’anno si è confermato in serie B.
Mi dispiace per gli amici cagliaritani, ma non posso che tifare Bari.”
Secondo lei a chi vanno i favori del pronostico? O si tratta di una classica sfida da 50 e 50?
“Beh, il Bari non sarebbe la prima volta che fa il doppio salto dalla C alla A. Ci era riuscito, se non erro, già negli anni Ottanta con Bruno Bolchi. A mio avviso il Bari ha qualcosina in più, se non altro perché con due risultati uguali sarebbero i pugliesi a venire promossi in serie A. Cosa che trovo giusta, perché bisogna premiare anche i piazzamenti ottenuti in campionato. Senza contare che sarà decisivo il pubblico: a Cagliari lo stadio sarà pieno, ma a Bari ci sarà la carica dei cinquantamila del San Nicola. Per i rossoblù non sarà facile dal punto di vista ambientale. E il fatto che il ritorno si giochi proprio in Puglia dà un altro piccolo vantaggio ai biancorossi.
Certo che, per quanto riguarda il Cagliari, Ranieri ha fatto un miracolo a portare la squadra a questa finale playoff, dopo averla raccolta in una zona anonima della classifica. Alla luce dei valori in campo, è un peccato che una delle due formazioni debba restare in cadetteria: meriterebbero entrambe la promozione.”
Lei che conosce bene e segue il Bari, che cosa deve temere di più il Cagliari dai biancorossi? Quali sono i principali punti di forza dei pugliesi?
“Direi che il Bari è un bel collettivo, trascinato da un grande entusiasmo. Ha un’ottima difesa, perché incassa pochi gol. Il Cagliari deve sperare che al Bari venga, sul più bello, la paura di vincere. Che la squadra di Mignani accusi la sindrome del ‘braccetto del tennista’, non riuscendo a gestire al meglio la propria emotività.
In ogni caso sarà un confronto equilibrato, che potrebbe essere deciso da un errore, da un autogol… Una doppia sfida tra due ottime squadre nella quale prevalere non sarà facile per nessuno.”