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ESCLUSIVA TC - EMILIANO MELIS RICORDA CAPONE: "Andrea, figlio di Cagliari, ha condiviso con me e con altri giovani sardi il coronamento di un sogno: giocare in serie A con i quattro mori sul petto"

di Matteo Bordiga

Una carriera spesa a più riprese - in tre tranche differenti, dal 2000 al 2007 - in maglia rossoblù. Coi quattro mori sul petto, come aveva sempre sognato. Nella squadra della sua città, della sua terra.

Andrea Capone, venuto improvvisamente e tragicamente a mancare nella giornata odierna, in quegli anni ha contribuito alla causa comune segnando gol di pregevolissima fattura e ispirando, con i suoi passaggi illuminati e smarcanti, le punte cagliaritane. Era genio e sregolatezza, talento e anarchia. Fantasia al potere, alternata a qualche pausa e a qualche momento di flessione. I picchi più alti della sua avventura da calciatore li ha probabilmente toccati in due occasioni: al tramonto del 2002, quando una sua rete all’ultimo respiro regalò al Cagliari una pesantissima vittoria contro la Sampdoria sul terreno “neutro” dello stadio Manconi di Tempio Pausania, e nel 2006, quando di testa, sfruttando una corta respinta di Kalac su conclusione ravvicinata di David Suazo, infilò la porta milanista portando in vantaggio il Cagliari al Sant’Elia. La gara coi rossoneri si chiuse poi sul 2-2.

Il suo ex compagno di ruolo e di squadra, Emiliano Melis, è ancora incredulo e fatica a trattenere la commozione. Nelle sue parole rivive il ricordo di un ragazzo che, “proprio come me, arrivò al Cagliari da giovanissimo. Oltre a noi due menzionerei anche Andrea Pisanu e Davide Carrus: facemmo tutta la trafila dagli Esordienti fino ad arrivare in prima squadra, il che corrispondeva al coronamento di un grande sogno condiviso e coltivato fin da bambini. Andrea era un figlio di Cagliari, un talento in erba che è riuscito ad affermarsi nel calcio professionistico principalmente con la maglia della squadra della sua città. Tra l’altro segnò alcuni gol bellissimi, e molto pesanti, anche in serie A. Stamattina la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: sono tragedie devastanti e molto difficili da interiorizzare. Sono davvero affranto, oltre che esterrefatto. Mi dispiace terribilmente”.   


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