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ESCLUSIVA TC - DELIO ROSSI: "Cagliari lungimirante: esonerare Ranieri dopo l'avvio di campionato sarebbe stato un grande errore. Il tecnico romano sa come si conduce la barca in porto. Inter favorita per il tricolore, ma occhio alla Juventus"

di Matteo Bordiga

Autentico giramondo del calcio, globetrotter della panchina, ha vissuto esperienze più o meno durature in moltissime – e spesso prestigiose – piazze italiane.

Tra le squadre da lui allenate, curiosamente, non figura proprio il Cagliari. Se mai fosse sbarcato in Sardegna avrebbe sicuramente importato nell’Isola il suo proverbiale 4-3-3, di zemaniana ispirazione, spettacolare e arrembante.

Delio Rossi, ormai uno dei decani del calcio nostrano, prova a tracciare un bilancio delle prime dodici giornate del campionato di serie A. Con un occhio di riguardo proprio per il Cagliari del suo stimatissimo collega Claudio Ranieri, “del quale ho una grande opinione e per il quale faccio il tifo”.

Delio, la serie A in questo momento propone una lotta serrata al vertice, in ottica tricolore, in particolare tra Inter e Juventus, separate da soli due punti. Lei vede una squadra favorita per la vittoria finale?

“Alla luce di quanto emerso in questa prima parte della stagione e analizzando le rispettive rose, credo che una favorita ci sia e sia l’Inter. A meno che non venga ‘distratta’, più avanti, dalle gare di Champions League. La profondità di organico dei nerazzurri è superiore a quella di tutte le concorrenti.”

La Juventus è una squadra controversa e divisiva: adotta spesso un baricentro molto basso, propugna una filosofia speculativa ma, grazie alla solidità della retroguardia, riesce sovente a portare a casa i tre punti. Questo approccio sarà sufficiente per lottare fino all’ultimo per il titolo o, alla lunga, occorrerà assumersi qualche rischio e puntare su una strategia più aggressiva?

“Beh, ora come ora la Juve sicuramente non ruba l’occhio, ma è una compagine solida e compatta. Non dimentichiamo che le mancano anche diversi giocatori: inizialmente facevano affidamento su Pogba e Fagioli, ad esempio. Adesso a centrocampo sono un tantino raccogliticci. Poi Chiesa l’hanno avuto a singhiozzo e su un Vlahovic al cento per cento, praticamente, non hanno mai potuto contare. Hanno alcuni dei migliori elementi fuori. A mio avviso se rimarranno attaccati al treno-scudetto e se a gennaio interverranno sul mercato con due ritocchi, per così dire, ‘da Juve’, allora potrebbero alla lunga sfruttare il vantaggio di non disputare le coppe europee e, dunque, insidiare da vicino l’Inter.”

Nella lotta per la Champions oltre al Napoli, al Milan e alle romane vanno tenute in considerazione anche Atalanta e Fiorentina, in ragione della loro intraprendenza e del gioco brillante che, seppure a tratti, esprimono?

“L’Atalanta, pur avendo lo stesso allenatore, si rinnova e si ricicla sempre, acquistando giocatori adatti al calcio di Gasperini. Per cui secondo me terrà botta fino alla fine. La Fiorentina sta ottenendo dei buoni risultati, ma la vedo come una squadra in grado sia di vincere che di perdere con chiunque. Certo che per gioco collettivo e qualità tecniche potrebbe anche inserirsi nella lotta per i primi quattro posti. Deve però risolvere il nodo centravanti: fino a questo momento Nzola e Beltràn non hanno reso secondo le aspettative. Di solito le formazioni vincenti hanno una struttura molto equilibrata: poggiano su una difesa rocciosa e, immancabilmente, hanno uno stoccatore là davanti che risolve le partite.”

Nei bassifondi della classifica stanno arrancando squadre che erano partite discretamente, come Verona e Salernitana, mentre ad esempio il Cagliari e l’Empoli si stanno riprendendo dopo un avvio di stagione traumatico. Come inquadra la lotta salvezza da qui a maggio?

“La serie A è un torneo particolare. Non è come la serie B, che ti permette di recuperare rapidamente i punti di distacco da chi ti precede. Le squadre accalcate nelle retrovie sono senz’altro le più indiziate a contendersi fino all’ultimo la permanenza in serie A. Ma a mio parere il gap tra quelle che occupano le ultime posizioni e le formazioni che le precedono non è così elevato. A lungo andare, altre squadre potrebbero essere coinvolte nella bagarre. Sorprendono le difficoltà che sta incontrando la Salernitana, che ha investito parecchio sul mercato. L’Empoli, come tutti sappiamo, si affida sistematicamente ai giovani e poi li rivende, ricostruendo l’organico. Mette in preventivo anche la possibilità di scivolare in serie B: fa parte del suo DNA.

In definitiva sarà una lotta molto accesa e, secondo me, protratta fino all’ultima giornata. Avrà la meglio chi manterrà il giusto equilibrio nel proprio ambiente, non deprimendosi dopo le sconfitte e non esaltandosi dopo qualche risultato positivo.”

Riguardo il Cagliari, una domanda tecnica: il gioco dei rossoblù è molto migliorato da quando Ranieri è passato da un 3-5-2 piuttosto prudente e conservativo a un 4-3-1-2 a maggiore trazione anteriore, col trequartista schierato dietro le due punte. Da quel momento sono cominciati a fioccare gol e risultati. È la dimostrazione che oggigiorno, anche in zona salvezza, per avere la meglio occorre giocare un calcio più spregiudicato e intraprendente, con più uomini d’attacco?

“Direi di no. Anche perché si possono schierare tanti uomini dalle caratteristiche offensive ma mantenere comunque un atteggiamento prettamente difensivo. E viceversa. Facciamo proprio l’esempio della Juventus, che spesso mette in campo anche due esterni d’attacco e due punte ma, ciononostante, tiene un baricentro molto basso.

Per quanto riguarda il Cagliari, io dico sempre che il campionato più difficile per una neopromossa è proprio il primo disputato in massima serie. Se si riesce a mantenere la categoria poi c’è tempo e modo per assestarsi. La fortuna dei sardi è quella di avere in panchina un tecnico come Ranieri, capace ed equilibrato. Lo dico non a caso: dopo un avvio di campionato come quello dei rossoblù, la maggior parte delle società avrebbe esonerato l’allenatore. Se non si fosse chiamato Claudio Ranieri sarebbe saltato dopo una decina di giornate. Ma la dirigenza ha avuto l’intelligenza e la lungimiranza di valutare che poteva contare su un mister esperto e preparato, innamorato del Cagliari e della Sardegna e perfettamente in grado di condurre la barca in porto. Io personalmente faccio il tifo per Ranieri e quindi, di riflesso, faccio il tifo per il Cagliari.”


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