Corsera - Gigi Riva raccontato dal figlio Nicola: "Viveva solo, voleva i suoi spazi: vederlo in tv mi faceva piangere. Detestava il Var. Vorrei scrivere un libro"
Nicola Riva, figlio del mito Gigi Riva, ha rilasciato una lunga intervista a Elvira Serra per il Corriere della Sera. Ecco alcuni passaggi: "Che effetto mi faceva mio padre in tv? Piangevo sempre, mi creava un po’ di confusione. Papà amato dai sardi perchè portò lo Scudetto? Lo scudetto da solo non basta. Papà aveva scelto di restare, rifiutando i soldi della Juve, dell’Inter e del Milan. Aveva dimostrato di amare la Sardegna quanto la Sardegna amava lui. Non sarebbe mai potuto andare via perché non avrebbe potuto abbandonare quella famiglia che aveva trovato in mezzo ai sardi".
"Dal 2007 non usciva di casa? Lì è tornato a essere Luigi e basta, come lo hanno sempre chiamato in famiglia. Ogni sabato sera ci ritroviamo ancora qui a casa sua, con mamma, mio fratello, le cinque nipoti, come se ci fosse ancora. E in effetti c’è. Com’è stato vivere la sua depressione? Difficile. Ma abbiamo cercato sempre di stargli vicino anche con il silenzio: non servivano parole, ma solo che sapesse che c’eravamo. Cosa l’aveva scatenata? Mi sono interrogato e ho fatto le mie ricerche. Credo che tutto sia legato alla sua infanzia. Papà ha realizzato il suo sogno di giocare a calcio. Ma aveva perso il padre a 8 anni, una sorellina a 11, la madre a 16, senza riuscire a condividere il benessere economico che aveva raggiunto. Nonna Edis è stata il suo grande amore e il suo grande rimpianto. Se l’è portata nell’ultimo viaggio, la foto sul cuore? Non si staccava mai da quella foto. Non riusciva più a guardare le gare del Cagliari e della Nazionale? Guardavamo qualsiasi cosa meno che il calcio. Non gli piaceva quello di oggi, non si riconosceva, detestava il Var".
"Contento di essere appena entrato nel Cda del Cagliari? Sì. Soprattutto ho accettato quando sono stato sicuro che mi volevano per il contributo che potevo dare e non per il mio cognome. In cosa penso di somigliargli? Penso di soffrire ogni tanto di malinconia, come lui. E come lui, i cambiamenti non mi piacciono. Ma penso anche di essere una persona buona. Ho imparato tanto dal suo esempio".
"A Cagliari c’è chi vorrebbe una statua? Tantissimi comuni si stanno organizzando per rendergli omaggio con un murales, una piazza, una via o altro. Ben venga la statua, come qualsiasi altra iniziativa popolare, non legata alla politica".
"Cosa c’è, ancora, di non detto su Gigi Riva? Vorrei scrivere un libro che racconta Luigi bambino fino all’arrivo al Cagliari. Per raccontare chi era prima di diventare un mito: quello lo conoscono tutti".