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Muscas: "Cagliari, il 4-1 di ieri non deve ingannare. Serve una punta che possa affiancare Piccoli"

di Vittorio Arba

Il giornalista e scrittore Nicola Muscas, intervenuto ai microfoni di Radio Sportiva, ha analizzato la situazione in casa Cagliari all'indomani del 4-1 ai danni del Lecce. Di seguito le sue parole, sintetizzate da TuttoCagliari.net:

È un bel lunedì per il Cagliari, direi. Però, cosa hai pensato quando c’è stato il gol del Lecce? Hai mai detto: “Qui si mette male”?

“Devo dire che, rispetto alla media delle partite del Cagliari, in cui arrivi con il cuore in gola fino al novantesimo, tutto sommato ieri è stata una giornata più tranquilla. Andare al riposo sotto di un gol, segnato proprio sul finale del primo tempo, non ci ha turbato più di tanto. Devo dire che ieri il clima allo stadio era fiducioso fin dall’inizio, e anche durante l’intervallo l’umore lasciava immaginare che si potesse ribaltare questa sfida”.

L’idea è quella di un Cagliari che può salvarsi con serenità, Nicola?

“Ovviamente no, però non sarebbe il Cagliari! Quest’anno, poi, la classifica è corta per tutti i traguardi, soprattutto dietro: ci sono quasi 6-7 squadre in 4 punti. Ci sarà da lottare fino all’ultimo. Secondo me, serviranno anche alcune operazioni di mercato da qui alla fine di gennaio, soprattutto per trovare una spalla per Piccoli, qualcuno con 5-6 gol in canna per il resto della stagione. Il Cagliari spesso crea molto – come si è visto anche nel primo tempo di ieri – ma concretizza poco. Il 4-1 finale sembra raccontare un’altra storia, ma la realtà è che il Cagliari arriva spesso in area di rigore e butta dentro troppo poco”.

Dopo la sconfitta contro il Venezia, si era parlato di un Nicola a rischio. Lui ha risposto con 7 punti in 3 partite. Possiamo dire che il vostro condottiero rimane saldo anche dopo un periodo difficile?

“Francamente non credo sia mai stato messo in discussione. È una scelta che la società ha sempre protetto con forza, sia in estate che nei momenti di difficoltà. Giulini non è un presidente che cambia allenatori con facilità. Ci sono state stagioni più travagliate in cui gli allenatori sono rimasti al loro posto. Ranieri, ad esempio, ha coniato quel famoso neologismo, “le libecciate,” per descrivere i momenti difficili. Ma anche nei periodi più bui, la squadra non è mai stata in balia degli avversari. Nicola stesso aveva detto che le sue squadre non vivono picchi né in alto né in basso. Direi che questa previsione si è rispettata”.

E che effetto ti fa vedere Ranieri di nuovo in panchina, dopo che aveva detto di voler smettere?

“All’inizio mi ha fatto l’effetto di una persona che ti dice “voglio stare un po’ da sola,” ma poi torna. È chiaro che il cuore di Ranieri è talmente grande da abbracciare tre colori: giallorosso e blu. Solo la Roma poteva distoglierlo dalla promessa fatta l’anno scorso. Non immaginava che la Roma sarebbe stata talmente in difficoltà da aver bisogno di lui”.

C’è un nuovo eroe in città: Elia Caprile?

“Già si parla di “Sant’Elia,” giusto per restare in tema di santificazioni. Caprile è stato decisivo, forse più di quanto lo sia stato Scuffet in alcune giornate di questo campionato. Nicola lo conosceva dai tempi dell’Empoli e sapeva cosa poteva dare, soprattutto nel gioco con i piedi. Ma devo dire che tra i pali, in queste prime giornate, ha fatto davvero la differenza”.


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