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Deiola ricorda la promozione in A: "Bari? Ranieri disse che, se all'80' fossimo stati sullo 0-0, ci avrebbe pensato lui. Semifinale contro il Parma decisiva"

di Vittorio Arba
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Alessandro Deiola, primo ospite di PodCasteddu, nuovo podcast ufficiale del Cagliari Calcio condotto da Alessandro Spedicati, ha ricordato la promozione in Serie A di due anni fa. Di seguito le parole del centrocampista rossoblù, sintetizzate da TuttoCagliari.net: "Non è stata un’annata semplicissima, eh no. Abbiamo fatto un girone d’andata discreto, diciamo, ma se non ricordo male non eravamo nemmeno nei play-off alla fine del girone d’andata. Poi, però, è iniziata una cavalcata incredibile. E questa foto mi fa venire in mente tanti aneddoti legati a quel percorso e a quello che poi è stato il risultato finale. Io, da quando abbiamo giocato la semifinale e poi la finale d’andata col Bari — quella che abbiamo pareggiato 1-1 — ho iniziato a pensare. Perché avevo già vissuto una promozione in Serie A, proprio a Bari. Quindi tutta quella settimana mi dicevo: “Pensa un po’ il destino dove mi ha riportato”. Nel 2015, con tre giornate d’anticipo, saliamo in Serie A a Bari vincendo 3-0. E adesso mi gioco di nuovo la Serie A a Bari… era un segno. Ricordo che la sera prima della partita c’era un clima tra di noi… sembrava quasi una festa. Facciamo la riunione, solo tra di noi, e ricordo che in un corridoio iniziamo a giocare al “gioco del soldato”: uno passava in mezzo e gli altri gli davano degli schiaffi, lui doveva indovinare chi era stato. Eravamo tranquilli, sereni. Durante la riunione parliamo un po’, soprattutto noi più vecchi. E io dissi: "Ragazzi, ho poco da dirvi. Se siamo arrivati fin qui, è inutile girarci intorno: dobbiamo prendercela. Dipende solo da noi. Abbiamo un solo risultato e deve essere quello, non importa come, ma dev’essere quello. L’unica cosa che vi posso dire è che io, nel 2015, ho vissuto una promozione in Serie A proprio in questo stadio. Per me è un segno del destino. Noi dobbiamo salire in Serie A qua. Quindi adesso andiamo a riposarci, stiamo tranquilli". Eravamo da soli, solo noi. Il giorno dopo arriviamo allo stadio: una roba incredibile. Forse raramente, anche in Serie A, abbiamo trovato uno stadio così contro. Sembrava l’inferno. E Mister Ranieri, con una tranquillità disarmante, ci dice: "Ragazzi, state tranquilli. Più la portiamo avanti, più si mette a favore nostro. Non preoccupatevi se all’80° siamo ancora 0-0… ci penso io". Così, con calma. Ricordo nel tunnel: da parte loro era una festa, un casino indescrivibile. L’arbitro arriva e ci dice che c’è un ritardo di cinque minuti. Noi? Immobili. Tranquilli. Concentrati. Loro, invece, tutti nervosi, tesi. E secondo me, quando hai due risultati buoni, la pressione è doppia. In campo? Il primo tempo, se fosse finito 2-0 per noi, non ci sarebbe stato nulla da dire. Elia, il nostro portiere, ha fatto due o tre miracoli. Partitona. Nel secondo tempo loro iniziano a spingere, con lo stadio che li spingeva dietro… un’atmosfera surreale. Enorme lo stadio, 75.000 persone, una cosa fuori dal mondo. All’87° tutto lo stadio cantava già per la Serie A. Si vedevano fumogeni rossi e bianchi ovunque. Poi, all’improvviso, inizia a piovere. Sembrava impossibile. Ma davvero: pioggia dal nulla. Poi, al 94°, fa gol Pavo. Alzo lo sguardo per guardarlo, ma non potevo non notare quello che succedeva dietro: nella curva loro, i fumogeni da rossi e bianchi diventano neri. Un blackout. Silenzio. 75.000 persone zittite all’improvviso. Era come se fosse saltata la corrente. Si sentivano solo i nostri tifosi. Nessuno ci credeva, tranne noi. E Ranieri. Anzi, fino quasi alla fine del campionato non ci credeva nessuno. Poi hanno iniziato tutti, perché si vedeva che la squadra era cambiata, che la direzione era quella giusta. E i play-off? Pazzeschi. Col Parma, il recupero… quella partita mi ha fatto impazzire. Non la voglio nemmeno ricordare. Ma secondo me è stata quella a darci lo slancio finale. Ed è così che siamo andati in Serie A".


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