Subito un Cagliari solido che dimostra di meritare la A. Ma ora c'è la corazzata Inter: stimoli incredibili e la spinta della Domus per contrastare lo strapotere nerazzurro
Giuseppe Amisani
L'obiettivo principale era dare alla squadra massima solidità. E a Claudio Ranieri sono bastate appena due giornate, una in coppa Italia e l'altra in campionato, per riuscirci. A volte ruvido, non ancora brillante (ma sarebbe impossibile pretendere il contrario in questo momento della stagione), e a tratti in difficoltà nell'arrivare alla conclusione, il Cagliari ha comunque ben figurato nei primi centottanta minuti di questa nuova avventura.
La squadra sa reggere l'urto dell'avversario, riesce a correre meno rischi possibile dalle parti di Radunovic, conosce bene l'arte della battaglia e quella del sapersi adattare alle situazioni, anche in corsa. E quando ne ha la possibilità, prova a contrattaccare riuscendo, così come ha fatto in casa del Torino, ad andare vicinissima al gol.
Non si può certo volere tutto e subito (i tanti lanci lunghi, ad esempio, sono il sinonimo non solo della voglia di verticalizzare alla svelta ma anche di qualche criticità nel costruire il gioco in maniera veloce) ma i primi passi sembrano andare nella direzione giusta. Grazie al collettivo magistralmente orchestrato da Claudio Ranieri, che si conferma essere il valore aggiunto di questa squadra, ma anche all'apporto dei singoli, soprattutto degli esordienti, che ci hanno messo poco per scrollarsi di dosso le emozioni per poi puntare a rendere al massimo. Esemplare la prestazione di Dossena che, alla sua prima in serie A, ha fatto a sportellate con Sanabria. Su questo piano, c'è stato poco da fare anche se ora sarà utile vederlo alla prova con la velocità e l'imprevedibilità di giocatori come Lautaro Martinez (prossimo avversario alla Unipol Domus lunedì notte). Ma positivi sono stati anche Oristanio e Sulemana, così come Makoumbou, abilissimi a distruggere il gioco avversario per poi cucire la manovra. Con il giocatore di proprietà dell'Inter che ha imperversato su tutto il fronte d'attacco. Più in difficoltà Luvumbo che è stato preso in custodia dalla retroguardia granata, poco propensa a lasciargli campo.
Una prova, soprattutto corale, da promuovere perché grazie agli accorgimenti tattici di Ranieri, il Torino ha avuto parecchia difficoltà nel giocare la palla. “Non volevamo che agli attaccanti arrivassero palloni puliti da giocare” il commento del tecnico rossoblù a fine gara. E ora, archiviato il primo punto del campionato, sarà necessario resettare tutto e ricominciare da capo. Perché l'Inter sarà un avversario ancora più difficile da affrontare. Per il piccolo Cagliari si tratterà del primo scontro contro una big del torneo. Una di quelle partite che, ai più giovani, può far tremare le gambe. Tanti campioni di fronte, diversi avversari che con una sola giocata possono decidere l'incontro, ma allo stesso tempo una ventata incredibile di stimoli per gli isolani.
Essere riusciti a tornare in A dopo appena un anno di purgatorio ha creato attorno alla squadra un entusiasmo che ancora non si è spento. Lo confermano i numeri, con i 13.431 abbonati e con uno stadio sempre pieno almeno all'85%. Sarà una spinta in più che, almeno in parte, colmerà il gap con le squadra più forti di questo campionato. E partendo da questa situazione ambientale, il Cagliari dovrà provare a contrastare lo strapotere nerazzurro. Il cantiere di Ranieri è ancora aperto ma le fondamenta sembrano essere già buone. Non resta che affinare la manovra e soprattutto provare ad andare in porta con maggiore convinzione, con più determinazione e con quella aggressività che, unita ad un pizzico di sana follia, può far compiere grandi imprese.