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PENSARE DI ESSERE

di Vittorio Sanna

di Vittorio Sanna

Scritto così come nel titolo non offende nessuno, ma è il sinonimo di “presumere” e quando si parla di presunzione si pensa solo al peccato.  Ma “pensare di essere” si declina nel tempo, al passato, al presente e al futuro e il suo significato assume altro tipo di valore. Il Cagliari prima dell’inizio del campionato si presumeva non fosse all’altezza della situazione e dopo la sconfitta di Empoli i più che “pensavano che fosse” si sono fatti avanti per ricevere gli onori di una previsione che sembrava azzeccata. Tre risultati utili consecutivi li hanno rimessi in posizione d’attesa. Dopo le tre partite è cambiato il “pensare di essere”. Davide Nicola, ha spinto sull’acceleratore in curva. A Udine ha lasciato Makoumbou davanti alla difesa senza gli adeguati alfieri capaci di andare alle sue spalle in diagonale per proteggere il suo palleggio. Due falli da sprovveduto interlocutore e partita in dieci, difficile da decifrare, considerato lo stile arbitrale votato all’atletismo, e il dominio bianconero in termini di prestanza fisica.

A quel punto altro pensiero di essere, frutto di una fiducia gigantesca nei confronti dei suoi uomini. Si è pensato di essere in grado di affrontare il Bologna a mani nude, con la sola tecnica. E purtroppo è diventato soprattutto questo un peccato di presunzione.

Ma la presunzione non è un peccato se poi dalla verifica di ciò che sei vengono fuori le adeguate indicazioni. Il miglior Cagliari è quello dove c’è bisogno anche di portare l’acqua, di qualcuno che faccia legna, di piedi anche quadrati ma con gamba e muscoli. Il giusto equilibrio. Ritornare alle vecchie interpretazioni per ripartire nel processo di crescita.  Ci può stare il doppio mediano, ci può stare il playmaker protetto nei fianchi, bisogna però trovare la capacità di stare compatti, di non allungarsi, di accompagnare l’azione nelle due fasi. Tutte cose che sono state fatte bene quasi in tutte le partite.

La vera lacuna del Cagliari è fare gol. Piccoli e Marin non bastano. Dopo dieci giornate chi ha fatto meno gol è giù che soffre. E non si può certo dire che i rossoblu non tirino in porta. Lo fanno, ma sbagliano. È un problema da risolvere e forse è necessario provare altre risorse. Luvumboè attaccante ma non segna e Gaetano fa un altro ruolo. Esterno a destro d’attacco è stato utilizzato Zortea, che ha pure segnato, ma è un difensore. Chi interpreta il ruolo di offendere è impalpabile se si fa eccezione per Piccoli. C’è bisogno di fare l’appello. Non a caso il Genoa ha pescato Balotelli. 

In un campionato equilibrato dove la fase difensiva mostra dislivelli contenuti, è chi mette la palla nel sacco che fa la differenza. Pur considerando il valore dei portieri. Forse anche questa comparazione è negativa. Con il Bologna Skorupski ha imitato Meret. Differenze con Scuffet che purtroppo sono state evidenti.


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