Ora è tutto più difficile. Gli avversari hanno capito come fermare una squadra Lapadula-dipendente. Ma ai playoff potrebbe presentarsi un altro Cagliari
di Sergio Demuru
Avanzare a piccoli passi non è performante in un campionato come la serie cadetta di quest’anno. Lo sarebbe stato se il Cagliari avesse tenuto una buona media per l’intera stagione in corso, senza quel disastroso girone di andata. Ora si è fatto invece tutto più difficile, con i pareggi in trasferta a Pisa ed alla “Unipol Domus” con il Frosinone, ai quali si è aggiunta la sconfitta a Parma, invero inattesa considerate le premesse.
Tutte partite che, riviste tutte insieme, testimoniano di una nuova difficoltà nel disegnare gli schemi offensivi. Le difese avversarie hanno mangiato la foglia: bloccato Lapadula vengono otturati gli sbocchi per trovare la via del gol. Indubbiamente all’attaccante sono riservate cure particolari. Spesso si trova a vedersela con raddoppi sistematici che non gli consentono libertà nei movimenti con e senza palla.
A quel punto, considerato che le maggiori attenzioni dei difensori sono circoscritte a Lapadula, dovrebbero essere gli altri a caricarsi sulle spalle il peso delle conclusioni. È anche vero che la mancanza di una seconda punta effettiva può aver inciso. Ranieri in carriera ha sempre giocato con due attaccanti e Pavoletti è fermo da lungo tempo per infortunio.
A Parma si è di nuovo affacciato sul terreno di gioco, ma con una condizione rivedibile. Il tecnico testaccino ha provato ad ovviare inserendo Luvumbo, il quale ha però evidenziato ancora troppe lacune, figlie soprattutto dell’inesperienza dovuta alla giovane età. Ma anche alla disabitudine a giocare assieme ai compagni. Spesso l’angolano si intestardisce in continui dribbling fini a se stessi e si dimentica di giocare per la squadra.
Contro il Frosinone, nel penultimo turno, Ranieri provò anche il doppio trequartista (Mancosu e Falco dall’inizio) e non tutto è filato liscio anche perchè il primo si è infortunato alla mezz’ora di quel confronto ed ha dovuto abbandonare. Ci sarebbe anche Prelec, entrato al posto di Mancosu contro la compagine di Fabio Grosso ed utilizzato all’inizio al cospetto del Parma, ma anch’egli ha mostrato poca dimestichezza in area, tanto che il mister rossoblù lo alterna tra campo e panchina dopo tutta una serie di prove se non del tutto incolori, quantomeno approssimative considerato che un attaccante per esser considerato tale deve segnare.
Potrebbero esserci delle varianti, con gli inserimenti a turno dei centrocampisti per cercare la conclusione, ma anche in questo caso non si riesce a reperire uno schema adatto. Lella ci prova, con risultati però scadenti, mentre Makoumbou non ha mai trovato il passo per rendersi pericoloso.
Nelle ultime gare Nandez ha tentato di centrare la porta avversaria, mostrando però a chiare lettere di avere qualità di combattente in moto perpetuo, ma di mancare della necessaria freddezza sotto rete. Il quadro si è fatto desolante solo nelle ultime tre giornate. Il poker di reti contro l’Ascoli ed a Reggio Calabria aveva forse illuso più del dovuto. Poi il pareggio casalingo con il Sudtirol ed i due risultati ad occhiali con Pisa e Frosinone hanno riportato bruscamente tutti con i piedi ben piantati in terra, fino alla sconfitta di Parma.
In attesa dei “play-off”, che vanno tuttavia ancora conquistati. Ad un sommario esame il Cagliari dovrebbe avere tutte le carte in regola per essere fra le favorite nell’appendice del torneo. A patto che la squadra non venga destabilizzata dal fatto di essere troppo Lapadula-dipendente. Per adesso si è rivisto Pavoletti ed è già una bella notizia. Se dovesse riuscire a raggiungere anch’egli una forma accettabile allora si potrebbe avere una fase offensiva che coniugherebbe le qualità di opportunista di Lapadula a quelle acrobatiche di Pavoletti.
Sarebbe davvero un bel vivere, anche perchè ai due non manca certo l’esperienza in partite dall’alto coefficiente di importanza. Ed i “play-off”, oltre a racchiudere un innato fascino ereditato dal basket, sono gare dove conta avere una stabilità mentale di un certo tipo.