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LA FAME È BELLA E VINCENTE

di Vittorio Sanna

di Vittorio Sanna

Ai tifosi piace anche la scarpetta, senza lasciare niente, gustandoti anche le briciole di ciò che viene versato sul piatto. Nel calcio si mangia in due e se c’è chi ti concede addirittura un uomo in più per 50 minuti, devi onorare, non può disdegnare, non esiste che lasci la metà del cibo che avrebbe fatto la fortuna di qualsiasi altro povero. Noi siamo poveri. Il Cagliari è povero. Si dice sempre a ogni mercato e ci chiedono, a noi affamati di Cagliari, di mangiare ciò che passa il concento. E va bene, mangiamolo. Ma se poi ti accorgi che ci sono sprechi. Allora c’è qualcosa che non va. 

Il Cagliari ha sprecato l’uomo in più, ha sprecato le occasioni che ha avuto anche undici contro undici per mancanza di fame. Sembrava già sazio. Ha cercato il gesto elegante e non quello efficace. Non ci ha messo la testa. Non è andata al concreto. 

Sembrano essere frasi fatte. Senza voler condannare nessuno le leggerezze sono degli indizi: ti carezzo la palla all’indietro e Kristovic va in porta. Vado a cercare il gol con tiro a giro e non con stoccata decisa, ignorando i compagni, per eleganza. Lascio solo l’uomo sul secondo palo perché ritengo l’azione finita al primo passaggio di uno scambio che porta comunque al cross e quindi al gol avversario. Mi faccio ammonire dopo tre minuti che entro in campo consegnando le armi della battaglia, io che posso fare solo il guerriero e non l’artista. Faccio fallo in pieno recuperosu un avversario che calcia lontano un pallone consegnandoli una punizione pulita invece che un pallone ormai compromesso. Indizi di una fame che non c’è. Chiamiamola attenzione, determinazione, pragmatismo, al posto di fame. Chiamiamola come vogliamo ma è ciò che ti fa arrivare prima e in modo travolgente sulla palla. Ti consegna l’attimo da cogliere, il centimetro che separa dal gol, la vittoria e non la sconfitta.

Il Cagliari rappresenta il mondo della sofferenza, del lavoro, della speranza della barrosia. Vogliamo vincere zappando il campo ma non lo puoi fare con il pennello. Vogliamo vincere mordendo il pallone ma non lo puoi fare preoccupato di sbavare il rossetto. Vogliamo vincere per il bisogno di salvarsi ma non lo puoi fare se pensi che in fin dei conti va bene così. Oltre al gioco, allo schema, al modulo, deve cambiare la mentalità. Non si può passare dal “loro sono fortissimi e non ci possiamo fare niente”, al “noi siamo leoni e ce li mangiamo senza cacciarli tenendo la bocca aperta”. Davide Nicola e il suo staff ha un arduo compito: trasformare Calimero in Robin Hood senza fargli credere di essere Superman. Ha bisogno di aiuto. I tifosi in casa già lo fanno. Baby Sitter di risultati maturati grazie a loro. Ma non basta. Il Cagliari deve riuscire a vincere per la baby sitter e non solo grazie a essa.


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