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IN A, FIDABILE

di Vittorio Sanna

di Vittorio Sanna

“La strada è tracciata anche se il cammino non è ancora concluso”. È l’ultima frase dello scorso commento, di una settimana fa, dopo il pareggio con la Juventus. Non è stata scritta giusto per chiudere l’articolo con un rinvio al prossimo commento. Il discorso non è chiuso, il cammino non è concluso. Probabilmente qualcuno invece pensa il contrario se poi indossa le pantofole e vive di un confort tutt’altro che giustificabile. Il Genoa poteva permettersi di giocare come in accademia: ritmo blando, geometrie scontate, neanche un cartellino giallo. Il Cagliari non doveva accettare di stare nel salotto del Marassi a godersi la sera, i colori, il clima di un grande stadio. È lo stesso in cui un anno fa ha giocato in B, perché si può retrocedere se non si lotta fino alla fine, se non ci si conquista il sogno, soprattutto, se hai in mano il tuo destino e lo lasci scivolare via.

Non c’è giustificazione. Il Cagliari, nel suo insieme, non è fidabile. Non è concepibile cadere in uno strapiombo tecnico se si assentano alcuni giocatori, perché tutti dovrebbero essere di serie A. Dovrebbero essere in grado di conoscersi, di stare bene insieme in campo, non guardarsi e muoversi come se fossero degli sconosciuti. Contro il Genoa, così siamo stati: sfilacciati, superficiali, distratti, poco coesi, per niente reattivi. Basta guardare i gol, per gentile concessione della retroguardia, compresi gli esterni. Abbiamo regalato una falsa gloria al Genoa, perché non hanno vinto 3-0 in serie A, fidabile. Hanno vinto contro una squadra inaffidabile, tutto attaccato, e che vuol dire il contrario.

Se si adotta la ragione della mancanza di sei titolari, stiamo affermando che i sei sostituti non sono da serie A, non sono allo stesso livello, non sono adeguati. Una ammissione di una gravità sensazionale. Non solo li abbiamo acquistati per essere da Serie A, ma anche se non lo fossero stati all’inizio, non lo sono diventati neanche dopo dieci mesi di lavoro. Oppure, abbiamo trascurato la parte, ci siamo dimenticati di andare al lavoro, abbiamo riscaldato il campo, firmato il cartellino.

Speriamo sia utile guardare la classifica. Capire che non possiamo affidare il nostro destino alla voglia e alla pigrizia di chi ha già raggiunto il suo obiettivo e ci convinciamo che lo stipendio dipende dal nostro lavoro e non dal mancato lavoro altrui. Quattro giornate, pochi punti di vantaggio. La strada era tracciata, ma il cammino non è ancora concluso. Forse è meglio ripeterlo.


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