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Il Cagliari e la ripartenza che non c'è. La vera lacuna che si vorrebbe compensare. Il calciomercato, le pietre e i missili. Il caso dei giovani rossoblù

di Vittorio Sanna

di Vittorio Sanna

Una volta veniva chiamato contropiede, oggi ripartenza. Era il pane quotidiano delle squadre italiane che mettevano il catenaccio alla difesa e poi lanciavano gli attaccanti in profondità. Sommati ai fantasisti, l’arco per le frecce, erano coloro che si infilavano alle spalle delle linee di difesa che, non a caso, piazzavano come ultimo baluardo, il libero, difensore centrale senza compiti di marcatura a uomo. Nel calcio di oggi esistono ancora. Vengono chiamati diversamente, ma sono quei calciatori che sanno andare in profondità. Claudio Ranieri accusa, in questo momento, la loro assenza nella rosa. Limitandosi a coloro che hanno finora giocato Luvumbo, Oristanio e Nandez rispondono a queste caratteristiche, o a una parte partedi esse. Per capire meglio dovremmo scomodare negli ultimi vent’anni esempi chiarissimi, dal King Suazo, arrivando ad Esposito e Langella, ma anche Matri e Jao Pedro. Supportati da Zola e Cossu, calciatori in grado non solo di ispirare e inventare ma anche di superare l’uomo, creando il sovrannumero. Il difetto di casa Cagliari, la lacuna che si vorrebbe compensare e che, probabilmente, permetterebbe di sfruttare meglio partite come quella persa a Frosinone. 

Ci sarebbero i giovani ma per il Mister Rossoblu probabilmente non sono all’altezza della situazione, o almeno, non lo sono ancora. Neanche in situazione di emergenza ha visto il campo Jacopo Desogus, spesso infortunato ma mai impiegato negli sprazzi di salute. Potrebbero diventarlo Kingstone Mutwanda e Alessandro Vinciguerra, ma il salto dalla primavera alla prima squadra preoccupa il tecnico, anche quando ci si può giocare il tutto per tutto. 

Forse bisogna comprarlo tra coloro che già si conoscono e danno un minimo di garanzie. Ranieri esplicitamente non chiede. Allineato alla società ripete che se non si vende non si può acquistare. Una sorta di fatalismo che dice che possiamo continuane a lanciare le pietre invece dei missili.  Sarà anche per questo che non ci viene data speranza: il Cagliari dovrà lottare fino all’ultimo secondo dell’ultima partita. All’arma bianca, sperando nell’assalto del cuore e non con l’uso della ragione.


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