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I ragazzi terribili di Ranieri. E' un Cagliari da combattimento con una mentalità vincente. Il lavoro di tecnico e società sta pagando. La squadra gioca in dodici anche in trasferta: la spinta degli emigrati lontano dalla Domus

di Sergio Demuru

di Sergio Demuru

RipartIre dalla massima serie. Un campionato che una società come il Cagliari ha nelle proprie corde. Sia per tradizione, che per effettive capacità di contenitore, per seguito a livello nazionale ed internazionale. Infatti, la società rossoblù ha un tale impatto di tifoseria, che abbraccia tutta una serie di “supporters” anche oltre i confini italici. Ed anche a Torino, nell’esordiente in campionato, se n’è avuta ulteriore conferma. Tanti sono coloro che hanno scelto di emigrare lontano dalla terra natia. E la scelta di affidare la macchina alla guida di un esperto “trainer” come Claudio Ranieri non può che essere condivisa.

La campagna di rafforzamento prevista dopo la promozione si sta completando ed i tasselli pian piano vanno inseriti in un contesto comunque di discreto livello. Lo “zoccolo duro” della serie cadetta non andava smantellato, anche perchè aveva evidenziato qualità certificate. Con vista sulle impegnarive sfide iniziali che apriranno un’annata dai contorni ancora da scrivere, ma con una passione ritrovata. Dopo Torino, laddove la formazione di Ranieri ha mostrato di avere un impianto degno della massima serie, vi sarà l’Inter in casa e la trasferta a Bologna evidenzieranno immediatamente ciò che riserverà quest’anno la serie A.

Già il mister ha saputo inculcare quella mentalità vincente che solo chi è navigato come lui può far metabolizzare. L’affermazione ed il conseguente passaggio del turno in Coppa Italia con una rete addirittura oltre la tempistica del supplementare ha messo in vetrina quelle che sono qualità intrinseche. Prima fra tutte quella di non mollare mai la presa. Un po’ come è accaduto l’undici giugno a Bari, quando fu conquistata una promozione insperata. Ecco, questo potrebbe essere davvero un importante aspetto caratteriale, che tornerà utile in futuro: il Cagliari è una squadra che lotta e combatte per raggiungere l’obiettivo per novanta minuti ed oltre.  Sino all’ultima stilla di sudore e sino a che le lancette dell’orologio lo consentono.

Sicuramente una mentalità travasata da Ranieri, che sa lavorare di fino sulla testa dei propri giocatori. E questa voglia di lottare ben si addice ad una squadra come il Cagliari, che non deve nutrire ambizioni esose, ma che almeno in questo primo anno dopo il ritorno nell’élite nazionale dovrà puntare esclusivamente a mantenere la categoria. Eventuali sogni europei saranno demandati più avanti nel tempo.

In questa lunghezza d’onda ha lavorato in estate il ds Bonato, con delega presidenziale. Sono arrivati o sono in procinto di arrivare elementi che abbiano a cuore anzitutto le sorti del gruppo, tralasciando l’aspetto egoistico della valorizzazione personale. Proprio come Ranieri aveva chiesto quando la società si è affacciata sul mercato. Tutto questo al fine di costruire un “team” con basi solide anche per il futuro.

Sicuramente c’è bisogno dei giocatori esperti che possano fungere da chioccia, ma tutti gli arrivi hanno una carta d’identità tale da poter programmare senza ansia. Prati è sicuramente un prospetto dei più interessanti, come del resto Sulemana. Elementi giovani e con una grande volontà di emergere per ergersi a paladini della causa comune.


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