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Dieci risultati utili non bastano per spiccare il volo. A Parma serve una inversione di tendenza. Lapadula guardato a vista, chi fa la differenza?

di Giuseppe Amisani

di Giuseppe Amisani


A volerla vedere in chiave positiva, soprattutto alla luce di quanto accaduto nel girone di andata, i dieci risultati utili consecutivi ottenuti dal Cagliari di Claudio Ranieri sono un qualcosa di eccezionale. Con il poco tempo a disposizione, le risorse limitate e una rosa che ha perso per strada parecchi pezzi da novanta, il tecnico romano ha fatto miracoli nel riuscire a riportare il gruppo in zona play-off. Ma l'andamento lento è un pizzico preoccupante perché non ha permesso a Lapadula e compagni di assestarsi in una zona più serena della classifica. E se il Pisa avesse sconfitto la Ternana nel posticipo di domenica pomeriggio, sarebbero stati guai seri perché gli isolani si sarebbero trovati all'ultimo posto utile per la corsa promozione in compagnia del Parma (prossimo avversario dei sardi al Tardini).

Un andamento pericoloso che i tifosi avrebbero, ovviamente, preferito evitare. Ma questa è la realtà. Anche perché Ranieri avrebbe parecchi alibi dalla sua: il non aver costruito la squadra secondo le sue esigenze, l'essere arrivato a metà campionato, non aver ottenuto esattamente i rinforzi richiesti. Ma soprattutto aver avuto a disposizione a singhiozzo tutti i giocatori migliori. Basti pensare, solo per citare l'esempio più clamoroso, che Pavoletti lo ha avuto in campo a tempo pieno solo per la prima giornata di ritorno contro il Como. E non è che Rog sia stato molto più presente. Ora, dopo qualche acciacco precedente, rischia di fermarsi anche Mancosu in un Cagliari che, tolto Lapadula, non ha mai avuto un altro giocatore capace di fare la differenza sul rettangolo di gioco e magari alternarsi in zona gol con il bomber italo-peruviano.

Quali scenari aspettarsi dalle ultime cinque giornate? Così come il resto della stagione, tutto resta in stand-by perché se fino a qualche settimana fa i play-off sembravano una certezza, soprattutto dopo i due successi ottenuti contro Ascoli e Reggina, i tre pareggi consecutivi (con un solo gol messo a segno) hanno rallentato, e di molto, la corsa. Inutile negarlo: all'appello mancano le reti. E se Lapadula si inceppa (anche perché ormai è guardato a vista dai difensori avversari) la situazione va in tilt. Nessuno ha le sue caratteristiche, nessuno si prende la responsabilità di pescare il jolly dalla distanza e la manovra diventa sempre più prevedibile.

La palla gira, a velocità alterne, ma alla fine non si arriva mai (o quasi) a niente di produttivo. In questa situazione, l'unica certezza è che ci sarà da stringere i denti. E parecchio. A meno che non accada qualche miracolo: la totale ripresa di Pavoletti, la piena disponibilità di Rog e magari qualche gol su azioni da fermo da parte di centrocampisti e difensori. Ma a fare la differenza dovrà essere un cambio di mentalità importante.

Il Cagliari dovrà capire che per ottenere la serie A serve un atteggiamento differente. Combattivo, sbarazzino e magari anche con qualche rischio in più da correre. Perché se è chiaro che quando non puoi vincere devi cercare di pareggiare, è altrettanto vero che con i residui 15 punti in palio, bisogna osare un pizzico di più. E in questo caldissimo finale sarà importante ogni singolo punto. Perché chiudere in zona play-off sarà il traguardo minimo, ma sarebbe opportuno provare a farlo evitando le ultime posizioni utili per scongiurare i preliminari.

In una lotteria totale al termine della quale potrà succedere di tutto, dover giocare uno scontro ulteriore, sarebbe aggiungere sofferenza ai tifosi già abbastanza martoriati. Testa, dunque, a Parma per una sorta di spareggio anticipato che potrebbe dare lo slancio definitivo ad un Cagliari al quale un pareggio non basterà più.


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