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Cagliari, scenario nebuloso. I casi da chiarire e i problemi da risolvere. Si complica il lavoro di Capozucca nel mercato di riparazione

di Sergio Demuru

Bocce ferme e scenari nebulosi. La sosta per le festività di fine anno dovrà servire per fare chiarezza una volta per tutte. Gennaio è l’ultima chiamata prima della lunga volata finale sino a primavera inoltrata. La mente torna indietro e il nastro si riavvolge. Quando nella stagione 2007-‘08 il Cagliari terminò il girone ascendente con 10 punti vi era Davide Ballardini a menare le danze. Se si vuol vedere la parte del bicchiere mezzo pieno in quel contesto da gennaio in poi si vide una squadra differente, più motivata, che riuscì nell’impresa di centrare una salvezza che per certi versi appariva chimerica.

Adesso lo scenario ricalca a grandi linee quegli eventi sbiaditi dal tempo. Intestardirsi a trascinare per le lunghe le vicende che coinvolgono Caceres e Godin significherebbe avere un spada di Damocle sospesa sulla testa. Prima si chiarisce piazzando i due in altri lidi e prima si costituirà un’anima di squadra senza che nello spogliatoio vi siano malumori degenerativi. Anche Nandez e Gaston Pereiro, partiti assieme per l’Uruguay, potrebbero avere le ore contate in rossoblù. Soprattutto il primo che gradirebbe esser ceduto con risoluzione consensuale del contratto. Il sud-America lo attende a braccia aperte (con in testa gli argentini del Boca Juniors) anche se non è da scartare a priori l’ipotesi-Inter che è sempre alla finestra per osservare lo sviluppo degli eventi. Nel caso della società nerazzurra c’è però da attendere l’uscita di qualche centrocampista in esubero nella rosa di Simone Inzaghi.

Nandez ha mostrato tuttavia la sua duttilità e di essere una pedina importante nell’economia del gioco nella zona nevralgica. Le sue qualità miste alla quantità ne hanno fatto un giocatore di estrema efficacia e sarà difficile sostituirlo. Probabile che il patron Giulini faccia un tentativo disperato per trattenerlo in rossoblù, però difficilmente tale tentativo andrà a buon fine anche perché dietro vi è la regia di un procuratore come Bentancur che probabilmente non ha mai digerito la destinazione-Cagliari per il suo assistito, come da sue dichiarazioni nel corso dell’ultimo anno.

Mancando Nandez è necessario trovare qualcuno che risulti funzionale in un centrocampo atipico, senza un vero regista di ruolo considerato che ne Marin e neppure Grassi hanno quelle caratteristiche peculiari per svolgere quel delicato compito. È stata consegnata ad entrambi la bacchetta della regia sradicandone le origini per mancanza di valide alternative all’interno della rosa rossoblù.

Per il ds Capozucca il lavoro si complica quando si tratterà di trovare un rinforzo per la fase difensiva. Indubbiamente con una linea arretrata a tre diventa arduo se non si può puntare sulla dinamicità e Caceres, che era stato preso sui titoli di coda delle contrattazioni estive per presidiare la fascia destra alle spalle dello stantuffo Nandez, non ha risposto alle aspettative concedendo troppa libertà d’azione all’avversario di turno che gravitava nella sua zona. Per non parlare di Godin, arrivato con ingaggio da capogiro e che ha mostrato chiari i segni dell’usura. Lento declino di un calciatore che ha fatto la storia della nazionale uruguaiana e dell’Atletico Madrid.

Oramai è definita la trattativa con l’atalantino Lovato, giovane di belle speranze, ma che non va caricato di eccessive responsabilità considerato che nella formazione di Gasperini ha avuto un minutaggio risicato. Però non basta e Goldaniga potrebbe essere un ulteriore rinforzo per puntellare un reparto in affanno perenne. E siccome le disgrazie non arrivano mai da sole, ecco puntuale la convocazione di Keita Baldé per la Coppa d’Africa in programma in Camerun dal 9 gennaio al 6 febbraio.

Il Cagliari dovrà rinunciare al senegalese per un mese e dunque non resta che piangere o affidarsi ad una terza punta come Ceter, il quale deve ancora affinarsi dal punto di vista tecnico e comunque adattarsi ad un campionato che al momento non è il suo. Per questa ragione i buoni uffizi del ds Capozucca devono per forza di cose concentrarsi sulla ricerca spasmodica di un attaccante che si possa integrare immediatamente. I nomi sono certamente sul suo taccuino, tutto sta nel capire la reale possibilità di trattativa e di successivo acquisto. Chi ha giocatori di peso se li tiene stretti, mentre sul mercato vi sono elementi esperti, ma poco utilizzati nelle attuali squadre di appartenenza. L’errore più grave sarebbe quello di affidarsi a figurine scadute, che hanno dato già il loro contributo in termini fisici e che hanno poco altro da offrire se non svernare con lauti compensi. L’esperienza di Capozucca dovrebbe però evitare questi pericolosi scivoloni che sarebbero deleteri sia dal punto di vista prettamente tecnico che da quello economico.

Se il Cagliari vuol continuare ad essere una società sana, anche se con un basso indice di liquidità facilmente compensabile tagliando gli ingaggi e cedendo qualche pezzo per ritornare con un bilancio in attivo, dovrà necessariamente ragionare in termini di gestione attenta delle risorse. I nomi che circolano sono spesso fantasiosi o comunque messi in giro ad arte da procuratori scafati che non fanno certo gli interessi delle società, ma propri e dei loro assistiti come è giusto che sia. In questo contesto, in un mercato di riparazione, è fondamentalmente difficile districarsi.

Quello che però interessa alla tifoseria è l’attaccamento alla maglia, che sinora non si è visto o, meglio, è stato patrimonio di pochi. La contestazione nei confronti del capitano Joao Pedro è stato probabilmente il punto più basso di questa ultima parte di stagione. Un giocatore come lui, che avrà avuto degli alti e bassi, ma che si è sempre sacrificato per la causa, non meritava certo di esser preso come esempio negativo. Tra l’altro, pur non essendo un attaccante propriamente detto, anche quest’anno è colui il quale realizza il maggior numero di reti. In una squadra capace di incamerare solo 3 punti in trasferta in un intero girone di andata (Lazio, Sassuolo e Verona). E questo misero bottino è figlio non solo di un contesto tecnico approssimativo nonostante la presenza di alcuni giocatori con discreta valenza internazionale, ma principalmente di un approccio alle gare deficitario. Sinora non vi è stata reazione nonostante l’impegno profuso da Mazzarri, anch’egli spesso in confusione. Ora a gennaio il cambio di rotta è atteso con ansia dai supporters delusi.


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