.

Cagliari, in primo piano problema comunicazione. Da Ranieri e Nicola, è cambiato tutto. Ma il tecnico rossoblù non è a rischio. La cura per il mal di gol senza punta di diamante

di Sergio Demuru

di Sergio Demuru

Tanto dipende dalla comunicazione. Sinora Davide Nicola non è riuscito a trasmettere alla squadra quelli che sono i capisaldi di un progetto neanche tanto impossibile da raggiungere ed indirizzato al conseguimento della salvezza in un torneo per nulla di altissimo livello. Sono tante le squadre alla portata e l’intelaiatura del Cagliari, sulla carta, appare in grado di centrare l’obiettivo anche con discreto anticipo rispetto alle scorse stagioni.

I problemi che la squadra si è dovuta sobbarcare in questo primo scorcio di torneo, racimolando due miseri punticini in cinque gare con conseguente ultimo posto in classifica, ha messo in allarme i quadri societari al punto che sono stati presi provvedimenti restrittivi, come un ritiro improvviso messo in piedi in fretta e furia per far concentrare il gruppo. Ed ecco che salta immediatamente in primo piano il problema legato alla comunicazione.

Stando tutti assieme è possibile che mister Nicola possa scavare negli anfratti più nascosti di ogni giocatore. Ha più tempo a disposizione per far capire la propria filosofia di gioco. La maggior parte dell’attuale rosa che formava l’ossatura della formazione dell’anno scorso, aveva assimilato con cura i dettami di Claudio Ranieri e quelle che erano le sue idee. Adesso è tutto cambiato, è palese nel gioco la differenza fra i due mister che si sono avvicendati sulla panchina rossoblù.

Durante le prime cinque gare disputate, delle quali è necessario rimarcare che ben quattro sono state giocate alla “Unipol Domus”, si è visto un repentino cambio rispetto al passato. Più verticalizzazioni, più attenzione sulle palle inattive e maggior cura sotto l’aspetto tattico. Manca la finalizzazione, quell’elemento che permette alla squadra di sparigliare le carte e racimolare punti preziosi. Davide Nicola non si è preoccupato di andare alla ricerca, assieme alla società, di una punta di diamante. Un attaccante dai quindici, venti gol a stagione. Peraltro difficile da trovare anche all’estero. Piuttosto il mister ha sposato l’idea di avere tanti elementi in grado di vedere la porta e di accollarsi il peso delle realizzazioni. Per far ciò è necessario mettere in piedi un impianto di gioco funzionale alla bisogna. Tutti devono seguire determinati canoni per affacciarsi con efficacia in area avversaria. Per ora il tecnico non è riuscito a farsi intendere. O lui non è stato in grado di trasmettere, oppure i giocatori non sono stati attenti a comprenderne le intenzioni. Nicola non è a rischio. E ci mancherebbe. Dopo che il Cagliari lo ha inseguito per tutta l’estate. Ma ora è necessario un cambio di rotta. Fare punti per non trovarsi impantanati nei bassifondi della graduatoria. Le potenzialità ci sono, basta attivarle.


Altre notizie
PUBBLICITÀ