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BLACK OUT ROSSOBLU

di Vittorio Sanna

 di Vittorio Sanna

Buio. Buio pesto. Contro l’Empoli il Cagliari che non ti aspetti. O forse, quelli che tutti temono e si aspettano, la causa e l’effetto che si prendono per mano. Una delle possibili motivazioni al nulla assoluto che la squadra è stata in grado di esprimere. 

Ma proprio il fatto che sia stato un black out collettivo che dovrebbe indurre a pensare che non è la lavatrice che non funziona o le lampadine da cambiare: è mancata l’energia. Quale energia è immediato compito della società e dei singoli settori cercare di capire. Dove è il male che ha fatto saltare tutto? Energia atletica dopo il match ravvicinato contro il Napoli? Energia mentale o energia emotiva? 

Di sicuro il Cagliari si è sciolto come neve al sole. Secondo su tutti i palloni. Timido nei contrasti. Incerto nelle giocate, Impreciso nelle misure dei passaggi e dei tiri, sia da fermo che in movimento. Non può essere che il mondo è finito, che i progressi che si erano visti gradino dopo gradino siano stati risucchiati dal nulla. 

La gestione della pressione ora diventa determinante e tutti, nel proprio ruolo, non devono farsi prendere dalla paura e dalla depressione. Non c’è da ricercare colpevoli in itinere, c’è da ricercare le cause per rimuoverle. Già il dopo partita è stato gestito in modo da assecondare lo sprofondare della fiducia. Anziché pensare agli errori si è pensato al fallimento. Si è chiesto scusa in modo timoroso, addirittura con l’allenatore portato da alcuni giocatori garantisti verso il pubblico. Si è parlato di identificare il problema partendo dal vertice. Si è fischiata la squadra alla prima evidente assenza totale dal campo, a differenza del sostegno a vita di appena quattro mesi fa. 

È nel quadro generale che è necessario identificare il contatto sbagliato. Il Cagliari non è solo macerie lasciate da Claudio Ranieri. Non ci sono allenatori che fanno miracoli. Non ci sono calciatori che sono predestinati ad essere gli ultimi. Non  c’è un popolo cagliaritano che si può arrendere già alla quinta giornata. Ne abbiamo visto peggio, in termini numerici e ciò che è emerso nelle occasioni peggiori è proprio quell’anima che ieri non si è vista proprio.  

Non si può essere improvvisamente letame. Non è il letame che si è salvato l’anno scorso. Non sono letame i pur inesperti giovani acquistati. Non è letame il lavoro messo sul campo. Si potrà anche perdere. Si potrà anche retrocedere, ma le sentenze e i colpevoli sono fuori stagione. Oggi serve capire ciò che ha provocato il black out, riaccendere le lampadine per quanto fioche, far centrifugare la lavatrice per quanto vecchia e “a straccu barattu” (a basso prezzo), senza buttare niente. Alla fine e solo alla fine si potranno tirare i conti. Ora bisogna essere raccoglitori seriali e con ciò che passa il convento, raccogliere il più possibile. Bisogna “spigai” visto che non si può “messai”. Cogliere spiga per spiga, mancando il grande raccolto.


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