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Suazo: "La promozione in A del 2004 momento più alto della mia carriera. Sonetti il miglior allenatore avuto. Quell'esultanza con Capone..."

di Vittorio Arba

Davide Suazo, ex attaccante del Cagliari si è raccontato ai microfoni del podcast di "Cha fatica la vita da bomber". Di seguito le sue parole, sintetizzate da TuttoCagliari.net:

"Alla fine, ciò che rimane sono i ricordi e queste persone fantastiche che sono qui. Mi fa piacere perché, in qualche modo, sono rimasto nei vostri pensieri. Grazie anche ai colori che porto nel cuore: quelli del Cagliari Calcio. Per me, vivere 8 anni a Cagliari, con alti e bassi, è stata un’esperienza indimenticabile".

Dopo quanto tempo hai iniziato a sentire l’Italia, e Cagliari, come casa tua?
"Sinceramente, dopo il terzo anno. All’inizio la sofferenza è grande."

Cosa ti mancava di più?
"Tutto. Dal cibo, per esempio: io mangiavo riso e mi trovavo davanti pasta in bianco che per me era cruda! Dicevano fosse cotta, ma chi lo capiva?"

C'è un piatto che odiavi particolarmente?
"Il minestrone, prima delle partite. Non potevo vederlo!"

E invece il piatto sardo che preferivi?
"Il maialino e... no, non la cordula. Meglio il riso in bianco!"

Una notte decisiva: Milan o Inter. Come l’hai vissuta?

"Non ho dormito. L’Inter mi aveva cercato per prima, il mister mi aveva mostrato fiducia. Non potevo dire di no. E col senno di poi, rifarei la stessa scelta: non sarei diventato campione d’Europa senza l’Inter".

Nel Cagliari dei tuoi tempi, con Zola, Esposito e Langella, come andavano le cose nello spogliatoio?

"Eravamo un gruppo fortissimo. Gianfranco Zola era l’esempio di umiltà. Noi sembravamo superstar rispetto a lui, che pure era il più grande di tutti. Ci ha insegnato tanto".

Momento più basso della carriera?
"L’infortunio in Portogallo, che mi ha costretto a smettere a 32 anni."
Momento più alto?
"La promozione in Serie A con il Cagliari nel 2004. Per me è stato come vincere la Champions".

Il tuo gol più bello?
"Quello del gol 5000 del Benfica."
Il tuo idolo da bambino?
"Il Fenomeno Ronaldo."

Allenatore migliore?
"Sonetti, per quello che abbiamo fatto al Cagliari."
E il peggiore?
"Non posso dirlo!"

Parliamo di un altro episodio importante. Il famoso gol con l'assist di Capone, lo ricordi bene?

"Come dimenticarlo! Capone era unico, una persona di cuore e un talento incredibile. Ma quell’azione... Parte tutto da lui. Recupera palla, fa un dribbling che ancora oggi rivedo nei video. Poi mi guarda, mi mette la palla sulla testa. Io devo solo spingerla dentro. È stato un gol incredibile, uno dei più belli della mia carriera, ma gran parte del merito è sua.

E dopo il gol?

"Esultanza sotto la curva e abbraccio con Capone. Era come un fratello per me. Sono quei momenti che restano per sempre".
Cosa fai ora?

"Collaboro con la Nazionale dell’Honduras, occupandomi di scouting in Europa. L’obiettivo è scoprire nuovi talenti e, magari, un giorno diventare allenatore".


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