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Aresti torna su Bari-Cagliari: "Sapevamo che avremmo vinto. Andò esattamente come disse Ranieri nel prepartita..."

di Vittorio Arba

Dallo scorso 30 giugno, Simone Aresti è rimasto svincolato dopo l'addio al Cagliari. L'ex portiere rossoblù, in attesa di una chiamata da un nuovo club, nel frattempo si allena e si è raccontato a "Di tutto un po'dcast", podcast condotto da Cristian "Fisso Ridendo" Basciu su Galleria Progetti. L'ex portiere rossoblù è tornato sulle ritorno in Serie A di un anno fa e su quel celebre Bari-Cagliari: 

"Noi sapevamo che quella partita l'avremmo vinta, ma partiamo dal giorno prima. Noi grandi decidiamo di fare una riunione: ragazzi, a cena ci vediamo tutti, solo giocatori, in sala riunioni. Parliamo un po' tra di noi perché in queste partite tutti hanno paura, ma la paura la devi accettare e soprattutto la devi condividere con gli altri. Se invece vuoi fare il fenomeno e dire "Io non ho paura", è peggio. Quindi decidiamo di fare questa riunione per parlarci e ognuno dice la sua, spiega perché vuole andare in Serie A, cosa ci guadagna. Parliamo un po' in generale, ci commuoviamo, piangiamo. Una cosa pazzesca. Mi ricordo che io vado a dormire, ci guardiamo con Pavo: sarà stata mezzanotte e mezza. Diciamo: "Domani a quest'ora stiamo festeggiando la Serie A", perché era un gruppo troppo forte. Si sentiva che era cambiato il vento: facevamo gli allenamenti a porte aperte, c'erano 3000 persone. Andavi in città a bere un caffè, ti sentivi l'energia, si sentiva che stava arrivando qualcosa di incredibile. Ma poi le partite con Venezia e Parma... folli! Sono segnali. La chiamata di Riva prima della partita? Il mister prende il telefono e dice: "Ragazzi, Gigi Riva, mi raccomando, c'è tutta la Sardegna che vi guarda oggi. Voglio festeggiare la Serie A". Io lì pensavo: "Oggi non arrivo, oggi crollo sicuro, troppe emozioni". Stavamo per uscire in campo, il mister prende il telefono e ci dice: "Ragazzi, Gigi Riva". Pazzesco. Ranieri ci ha detto: "Ragazzi, primo obiettivo: non dobbiamo prendere gol per 80 minuti, stretti e compatti, in trincea. Facciamo la nostra partita. All'ottantesimo, ascoltate me, metto i giocatori offensivi, loro si cagano addosso perché 60.000 persone non le reggono, non hanno una personalità, e noi la vinciamo". E così è andata. All'ottantesimo eravamo 0-0. Ranieri mette i giocatori offensivi, loro si cagano addosso. Il Bari era un'ottima squadra, ma non aveva la personalità per reggere quella pressione. Esattamente come lui ce l'aveva detta nel prepartita: lui l'aveva già vista. Folle. C'è un Dio e ti giuro che è andata così. Le pressioni... non sei un giocatore di Champions League abituato a 63.000 persone. Sei a 5 minuti dalla Serie A. Il contraccolpo mentale è stato terribile per loro. Io ci sono passato quando sono retrocesso col Cagliari, capisco e mi dispiace. Però posso dire che il calcio è così: ti toglie e poi ti ridà con gli interessi se non molli, se continui a lavorare. A me l'ha ridato: sono retrocesso e poi ho vinto il campionato in quel modo, e poi mi sono salvato l'anno dopo. Mi sono ripreso tutto".


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