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ESCLUSIVA TC - PIERLUIGI CERA: "Stasera guarderò la partita in tv e, nonostante le mie origini e i miei trascorsi in maglia gialloblù, tiferò Cagliari. I rossoblù sfruttano le ripartenze, al Verona ho visto fare buone cose in fase offensiva"

di Matteo Bordiga

Il Capitano dei capitani. Un gigante tra i giganti.

È nato a Legnago, in provincia di Verona, ottantadue anni fa, ma il suo cuore è indissolubilmente legato a Cagliari e alla Sardegna. Fu lui, assieme a Gigi Riva, ad Angelo Domenghini e a tanti altri cavalieri rossoblù, a portare i quattro mori sul tetto d’Italia nel 1970, conquistando uno Scudetto che – per i sardi e non solo – non finisce mai…

Pierluigi Cera, centrocampista tecnico, eclettico e dalla visione di gioco periferica, fu una pedina chiave dell’undici di Scopigno che stupì il Belpaese e, di fatto, cambiò la visione della Sardegna nell’immaginario collettivo degli italiani. Memorabile il “sacrificio tattico” che compì nell’anno del tricolore, reinventandosi libero davanti ad Albertosi dopo il serio infortunio del titolare Giuseppe Tomasini. Cera accettò l’incarico assegnatogli dall’allenatore a patto di poter interpretare il ruolo a modo suo, ovvero in chiave rigorosamente moderna. Così divenne l’antesignano per antonomasia del libero evoluto, che fungeva da “spazzaneve” davanti al portiere e da coordinatore del reparto difensivo ma anche da primo regista della squadra, grazie alla propensione agli sganciamenti e all’impostazione dal basso. In questo modo il centrocampista veneto fece fruttare al massimo la sua naturale intelligenza tattica ma anche la qualità dei suoi piedi “educati” e sensibili.

Pierluigi, tra poche ore si giocherà la “sua” partita: Verona-Cagliari. Lei ha superato le cento presenze in maglia scaligera e i trecento gettoni con la casacca rossoblù.

“È proprio così. E devo dire che in qualche circostanza ho visto la squadra rossoblù in azione quest’anno, e mi ha fatto una buona impressione. Confesso che stasera il mio tifo andrà proprio al Cagliari: benché sia originario di Legnago, in Sardegna ho giocato per ben dieci anni. Al Bentegodi sarà un match molto delicato tra due formazioni che lottano per non retrocedere: certamente non mancherò di guardarlo in televisione.”

Secondo lei cosa dovrà temere maggiormente il Verona di Baroni dal Cagliari di Ranieri?

“Quando mi è capitato di vedere giocare il Cagliari ho notato delle ottime ripartenze in velocità. La squadra si esprime bene in contropiede: da questo punto di vista potrà fare male agli scaligeri. È vero che l’undici di Ranieri se la passa male in classifica, però in alcune occasioni mi è sembrato di intravedere delle buone trame di gioco. Comunque non diamo nulla per scontato in merito alla gara di stasera. Poi chiariamoci: se dovesse vincere il Verona non mi strapperei certamente le vesti. Le mie origini sono venete, e non le dimentico. Ma mi auguro che entrambe le compagini, alla lunga, raggiungano i loro obiettivi. Del resto i punti vanno fatti adesso: lottare fino alla fine del campionato è sempre dura.”

Che impressione le ha fatto l’Hellas, partito benissimo e poi finito nel tunnel di una lunga serie di risultati negativi?

“L’ho visto giocare e mostrare un buon calcio, soprattutto in fase offensiva. Assieme al Cagliari porto anche il Verona nel cuore: del resto, i ricordi sono ricordi.”

Pierluigi, a proposito di ricordi: scelga un’immagine, un’istantanea dalla sua avventura in maglia gialloblù e un’altra “fotografia” legata invece al suo percorso trionfale a Cagliari.

“Al Verona approdai da giovanissimo: praticamente ero un ragazzino. Ma, in sette anni, totalizzai oltre centocinquanta presenze. Il ricordo più bello legato al Cagliari non può che essere lo Scudetto del ’70: una soddisfazione indescrivibile.”


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