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ESCLUSIVA TC - GIULIANO GIANNICHEDDA: "Ieri ho visto più meriti della Lazio che demeriti del Cagliari. I rossoblù devono migliorare l'approccio alla partita, ma non penserei a un cambio di allenatore. Ora arrivano gli scontri decisivi"

di Matteo Bordiga

Era il guardiano del centrocampo: un frangiflutti insuperabile dotato, tra l’altro, di due piedi sensibili ed educati, grazie ai quali dettava i tempi della manovra e guidava il reparto nevralgico come un vigile urbano dirige il traffico nel cuore di un incrocio intasato.

Il suo cognome tradisce le sue origini sarde – da parte di padre – ma in Sardegna non ha mai giocato. Ha militato invece in Nazionale, collezionando tre presenze sotto la gestione Zoff nel lontano 1999. Una vita da mediano spesa soprattutto con le maglie di Udinese, Lazio e Juventus, che l’ha consacrato come uno dei centrocampisti più affidabili della serie A dell’epoca: un assegno circolare, ago della bilancia e pedina imprescindibile negli equilibri tattici e nell’economia del gioco della squadra.

Giuliano Giannichedda, oggi commissario tecnico della Rappresentativa Nazionale Serie D Under-18 e Under-19 della Lega Nazionale Dilettanti, commenta il match di ieri tra Cagliari e Lazio, evidenziando i meriti dei biancocelesti ancor prima delle mancanze dell’undici di Claudio Ranieri.

Giuliano, Cagliari ancora una volta sconfitto in casa. Ora il piano-salvezza, soprattutto dopo le ultime mortificanti prestazioni, si complica non poco per gli isolani, nonostante una classifica che sembra quasi “aspettarli”. Che cosa non ha funzionato contro la Lazio?

“Innanzitutto il Cagliari ha incontrato una Lazio incattivita dagli ultimi risultati negativi e dalle polemiche che ne sono conseguite. La formazione di Sarri è scesa in campo determinata e decisa a riscattarsi, ha giocato bene e a mio parere ha meritato la vittoria. I rossoblù ce l’hanno messa tutta; probabilmente avrebbero potuto avere un approccio alla gara migliore, ma quando giocatori come Immobile, Luis Alberto e Guendouzi – tutta gente di caratura superiore – trovano la giornata giusta è difficile per squadre come il Cagliari avere la meglio. Per queste ragioni io parlerei più di meriti della Lazio che di demeriti del Cagliari.”

Lei ha parlato di “approccio alla gara”. Questo è un problema che gli isolani si portano appresso dall’inizio del campionato. Spesso interpretano la partita in modo troppo “tenero” e dimesso, prestando il fianco agli attacchi degli avversari e finendo quasi sempre sotto di uno o di due gol. Per arrivare alla salvezza non sarebbe invece auspicabile un approccio più “cattivo” e aggressivo, magari alzando un po’ il baricentro e accettando di correre qualche rischio in più?

“Diciamo che la situazione del Cagliari è molto complicata. Aldilà del fatto di giocare con più o meno difensori, quando ti trovi in quella posizione di classifica anche psicologicamente fai fatica a portare tanti uomini sopra la linea della palla. A prescindere da quello che ti dice l’allenatore. Soprattutto quando affronti le grandi squadre sei mentalmente condizionato e pensi innanzitutto a non prenderle, consapevole del fatto che se vai sotto poi è difficile ribaltare il risultato.

Devo tuttavia riconoscere che, all’inizio del secondo tempo, il Cagliari ha spinto sull’acceleratore e ha veramente provato a schiacciare la Lazio nella sua metà campo. Proprio nel momento migliore dei rossoblù è arrivato il gol del 3-1, ma va dato atto agli uomini di Ranieri di aver fatto di tutto, in quel frangente, per rimettere in piedi la partita. Nel primo tempo i biancocelesti erano troppo superiori, forti delle loro certezze tecniche e mentali. Per il Cagliari era difficile reggere l’urto.”

Capitolo allenatore: ultimamente Ranieri, aldilà di alcune scelte tattiche e strategiche discutibili, è parso piuttosto abbacchiato e dimesso anche nelle conferenze stampa. Come se lui stesso, in fondo, credesse sempre meno alle chance di salvezza dei rossoblù. Giulini gli ha riconfermato la fiducia, sottolineando che se c’è qualcuno che può raddrizzare la stagione quello è proprio Claudio Ranieri. Lei sposa la decisione del presidente o avrebbe optato per un avvicendamento in panchina?

“Io non cambierei allenatore. Conosciamo le qualità e le prerogative di Ranieri. Certo è che partite come queste servono a insegnare ai giocatori che, se vogliono centrare l’obiettivo, devono fare qualcosa di più. Alzare l’asticella delle loro prestazioni. Soprattutto nelle fasi iniziali del match: a volte le gare si indirizzano proprio nei primi minuti, ed è in quei frangenti che devi far capire agli avversari che ci sei, che sei determinato e che non vuoi assolutamente prendere gol. Anzi, vuoi farlo tu per primo.

Occorre dunque migliorare. Ma, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, come il Cagliari non sta facendo punti anche le dirette concorrenti stanno segnando il passo. La salvezza è ancora a portata di mano. In questo momento servirebbe una scintilla, una vittoria che possa dare una svolta a livello mentale. Anche perché poi vedersi più su di qualche posizione in classifica, magari fuori dalla zona calda, può incidere positivamente sulla psicologia dei giocatori, infondendogli entusiasmo e convinzione. Ora entriamo in quella fase del campionato in cui non si può sbagliare più niente. Diventa fondamentale comprendere gli errori che stai commettendo al fine di non ripeterli, soprattutto negli scontri diretti che rappresenteranno i crocevia decisivi della stagione.”


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