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ESCLUSIVA TC - FEDERICO GIUNTI: "Il Cagliari ha costruito la sua salvezza in casa, creando un'alchimia magica col pubblico. Tecnicamente Sassuolo e Udinese erano superiori. In serie A top Inter, Bologna e Verona; flop il Napoli e le romane"

di Matteo Bordiga

Qualità, sostanza e continuità di prestazioni. Federico Giunti, centrocampista geometrico e dalla visione di gioco periferica, si è imposto alla ribalta con la maglia del Perugia, squadra della sua città, per poi sbarcare nel gotha del calcio italiano e vincere uno scudetto col Milan di Alberto Zaccheroni. Tra le sue – fruttifere – esperienze anche le parentesi al Bologna, al Brescia e – lontano all’Italia – al Besiktas.

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo Giunti ha intrapreso la carriera di allenatore, prediligendo un modulo rigorosamente offensivo e propositivo. Si è seduto anche sulla panchina del “suo” Perugia, prima di guidare per quattro stagioni consecutive la primavera del Milan.

Federico, qual è la sua personale classifica delle squadre che hanno partecipato all’ultima serie A? Chi ha fatto meglio e chi ha fatto peggio?

“Nel podio di chi ha fatto meglio metto al primo posto l’Inter: il campionato, in zona scudetto, è stato chiuso con tante settimane di anticipo. Quindi ai nerazzurri, per distacco, va la medaglia d’oro. Al secondo posto c’è il Bologna: stagione straordinaria, coronata da una soddisfazione immensa – e anche inaspettata – come quella della qualificazione in Champions League. Terzo posto e medaglia di bronzo per il Verona: così come il Bologna, ha disputato un torneo al di sopra delle proprie possibilità. Il suo allenatore è stato abilissimo ad adattarsi alle circostanze che si sono venute a creare nel corso della stagione: Baroni ha fatto un lavoro incredibile, specialmente dopo lo smantellamento della squadra operato a gennaio.

Tra le note dolenti la prima che mi viene in mente è senz’altro il Napoli: era difficile immaginare che la formazione Campione d’Italia avrebbe chiuso il campionato in una posizione di classifica così insignificante. L’annata dei partenopei è stata davvero deludente, e non mi pare che i ripetuti cambi di allenatore abbiano aiutato la squadra a invertire la rotta. Io personalmente avrei dato più tempo a Garcia: la sua partenza non sarà stata delle migliori, ma chiunque – se paragonato al predecessore Spalletti – avrebbe fatto fatica. La società avrebbe dovuto avere un po’ più di pazienza. Poi le due romane non sono state all’altezza delle aspettative e, in coda alla graduatoria, mi ha sorpreso la retrocessione del Sassuolo. La formazione emiliana aveva messo radici da anni in serie A, e nessuno ipotizzava un epilogo del genere.

Mi è dispiaciuto, infine, per il Frosinone, che per larghi tratti ha mostrato un gioco brillante per merito dei suoi giovani e dell’allenatore ma, alla fine, non ha avuto il conforto dei risultati. I ciociari sono stati anche estremamente sfortunati: tante partite gli sono girate proprio male. Penso soprattutto al ribaltone di Cagliari, quando Turati e compagni sono passati dal 3-0 al 3-4 in pochi minuti. Spesso hanno perso per strada punti che alla lunga si sono rivelati determinanti. Però non si può disconoscere il lavoro che ha fatto Di Francesco col materiale che aveva a disposizione.”

Lei ha citato il Cagliari, che ha centrato la salvezza a novanta minuti dalla chiusura della stagione. Alla fine il campionato dei sardi, a suo giudizio, è stato positivo o al di sotto delle aspettative?

“Senz’altro è stato positivo: l’obiettivo dichiarato era quello di mantenere la categoria. In Sardegna sapevano tutti che ci sarebbe stato da tribolare, anche perché i valori erano quelli. Tanto per capirci, potenzialmente il Sassuolo disponeva di un organico superiore a quello del Cagliari. Così come la stessa Udinese. I rossoblù isolani a inizio stagione li mettevo sullo stesso piano del Lecce.

Nandez e compagni hanno stentato a ingranare soprattutto nel girone d’andata, ma in panchina avevano un mister come Ranieri che, nelle difficoltà, ha meravigliosamente compattato l’ambiente attorno alla squadra. Non a caso, i punti decisivi per la salvezza sono arrivati nelle gare casalinghe: all’Unipol Domus si è creata un’alchimia quasi magica tra i giocatori e il pubblico, che ha consentito ai rossoblù di compiere rimonte impensabili e di strappare punti ad avversari tecnicamente superiori.”

In quali reparti il Cagliari ha maggiormente bisogno di essere rinforzato per vivere una stagione meno travagliata? Quest’anno, ad esempio, la difesa ha incassato un numero di reti davvero abnorme…

“Sicuramente uno o due difensori di livello migliorerebbero la tenuta difensiva della squadra, sia sotto il profilo qualitativo che dal punto di vista fisico. Però secondo me per correre meno rischi rispetto alla passata stagione sono necessari sostanziali ritocchi anche a centrocampo e in attacco. Non parlo di stravolgimenti radicali, ma di un paio di acquisti mirati per reparto con l’obiettivo di alzare il livello generale. Naturalmente poi la scelta dei nuovi innesti dipenderà anche dalle idee e dal credo calcistico dell’allenatore che prenderà il posto di Ranieri.”


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