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ESCLUSIVA TC - DAVIDE DI GENNARO: "Annata positiva, la salvezza era tutt'altro che scontata. A Cagliari c'è un presidente ambizioso e determinato a costruire una squadra competitiva. Le mosse di mercato dipenderanno dalla scelta del nuovo mister"

di Matteo Bordiga

Prima, con la sua lucida regia e con le sue brillanti geometrie, ha preso per mano il centrocampo del Cagliari e ha guidato la squadra alla promozione in serie A, con annesso primo posto in cadetteria. Poi, l’anno successivo, al fianco di alcuni veterani e di qualche giovane emergente ha traghettato la formazione rossoblù verso una salvezza più che mai serena, corroborata da un lusinghiero undicesimo posto finale.

Davide Di Gennaro, centrocampista dai piedi educatissimi e dal sinistro alla dinamite, archivia con un sorriso la salvezza ottenuta dalla ciurma di Claudio Ranieri e immagina un futuro più competitivo per Pavoletti e compagni, “in linea con gli obiettivi di una proprietà ambiziosa e desiderosa di costruire qualcosa di importante”.

Davide, come giudica il sedicesimo posto finale ottenuto dal Cagliari da neopromossa in serie A?

“L’annata è da ritenersi positiva, soprattutto per come si era messa la stagione e per la presenza di tantissime concorrenti in zona retrocessione. Il Cagliari ha portato a termine un campionato difficile - e per nulla scontato - contro avversarie attrezzate e insidiose.”

Il vostro Cagliari, guidato da Massimo Rastelli, in serie A si salvò con molte giornate d’anticipo giocando forse un calcio più rischioso – e al contempo più propositivo – rispetto a quello di Ranieri, che ha spesso puntato sulle ripartenze per far male agli avversari. Segno che non c’è uno solo modo - o stile - per ottenere la salvezza e, in generale, per centrare gli obiettivi. O no?

“Beh, partiamo dal presupposto che è molto difficile paragonare tra di loro le varie annate. Nel mio Cagliari c’erano tanti giocatori d’esperienza - penso a Borriello, Isla, Padoin, Storari - mentre quella di Ranieri era una squadra composta per lo più da esordienti guidati da alcuni veterani, come ad esempio Nandez, Deiola e Pavoletti. Ad ogni modo, i meriti dei ragazzi e dell’allenatore vanno sottolineati: è sempre difficile mantenere la categoria in serie A.”

Soffermandoci sul tema-allenatore, il nome del nuovo tecnico isolano resta ancora un mistero. Per caratteristiche e prerogative secondo lei che tipo di mister sarebbe particolarmente adatto per una piazza come quella cagliaritana?

“Al Cagliari c’è un presidente che, per come l’ho conosciuto io, è sempre stato ambizioso e ha cercato di strutturare la squadra in modo da renderla il più competitiva possibile. Credo quindi che sappia perfettamente come muoversi per consegnare ai tifosi, che l’hanno richiesto a gran voce, un Cagliari in grado di soffrire meno e di togliersi più soddisfazioni. Per le proprietà italiane, nel calcio di oggi, è sempre più complicato allestire formazioni di alto livello, ma Cagliari è una piazza – e un popolo – abituata a lottare fino in fondo.”

Davide, dove e come rafforzerebbe la squadra dal punto di vista tecnico?

“Direi che è ancora troppo presto per azzardare una strategia di mercato. Dipenderà tutto da chi sarà il nuovo allenatore: prima andrà scelta la guida tecnica e, solo dopo, andranno presi dei giocatori funzionali al progetto di gioco del mister. Adesso ci sarà tempo e modo di pensare al futuro, alla luce di quelle che sono le ambizioni della piazza e, soprattutto, del presidente, che investe di tasca sua.”


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