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ESCLUSIVA TC - ALBERTO CAVASIN: "Il Cagliari, sotto l'aspetto tecnico, valeva l'Empoli, il Lecce o il Verona: poteva anche retrocedere. Il miracolo, non me ne vogliano i giocatori, l'ha fatto Claudio Ranieri. Nicola è l'uomo giusto per ripartire"

di Matteo Bordiga

Ha girato l’Italia in lungo e in largo, portando il suo calcio solido e concreto – ma mai banale – dall’estremo Nord al profondo Meridione.

Reduce da una sorprendente e appagante esperienza tra i dilettanti del Bari Sardo, in Sardegna, che gli ha consentito di vivere una dimensione professionale nuova e inedita, Alberto Cavasin fa il punto sulla serrata lotta salvezza che in serie A, quest’anno, ha portato alla retrocessione di Salernitana, Sassuolo e Frosinone.

Alberto, i verdetti del campo in zona retrocessione l’hanno sorpresa? O li ritiene del tutto legittimi, per quello che si è visto settimanalmente sul terreno di gioco?

“Partiamo dalla Salernitana, che è retrocessa a metà campionato per una serie di errori e di congiunture negative. Di fatto, è uscita di scena quasi subito. Per evitare gli altri due posti che portavano dritti in B c’è stata invece lotta quasi fino all’ultima giornata. Il Sassuolo ha rappresentato la sorpresa più grande in negativo, nel senso che a inizio torneo nessuno poteva pensare che sarebbe retrocesso. Ci eravamo un po’ tutti affezionati a questa squadra, ma troppe cose non sono andate per il verso giusto. La lungodegenza di Berardi non basta a spiegare il crollo, perché non si finisce in serie B solo a causa dell’assenza di un giocatore, per quanto decisivo. Diciamo che quest’anno la ciambella, dalle parti di Sassuolo, non è riuscita buona.

Mi è dispiaciuto molto per la debacle del Frosinone. Non si può dire che qualcun altro meritasse di andar giù al posto dei ciociari, perché tutte le squadre che alla fine hanno mantenuto la categoria si sono salvate legittimamente, ma il team di Di Francesco aveva disputato un buon campionato. Vado controcorrente: anche nel girone di ritorno non aveva fatto male, anzi. Se l’è giocata appieno fino alla fine, compresa l’ultima gara con l’Udinese che ha sancito il suo ritorno in cadetteria.     

A due mesi dalla fine l’Empoli sembrava destinato a salutare la massima serie, per la situazione di classifica e per la difficoltà nel vincere le partite. Ma poi, nonostante una certa sofferenza finale, ancora una volta la cura-Nicola ha pagato. Il Cagliari sotto l’aspetto tecnico, dal mio punto di vista, sarebbe anche potuto retrocedere. Ma, e non me ne vogliano il presidente, la società e i giocatori, il miracolo l’ha fatto Claudio Ranieri, che ci ha messo tantissimo del suo nella conquista della salvezza.”

Intende dire che l’organico rossoblù, dal punto di vista qualitativo, non era all’altezza della serie A e che la differenza l’ha fatta l’esperienza dell’allenatore?

“Diciamo che l’organico del Cagliari – alla fine salvatosi per un solo punto – equivaleva a quello dell’Empoli, del Lecce o del Verona. L’Udinese e lo stesso Sassuolo, a mio parere, sulla carta avevano qualcosa in più dei sardi. Insomma, il destino dei rossoblù – come lo stesso Ranieri ha sempre ripetuto – era quello di strappare la permanenza in A all’ultima giornata. E l’obiettivo è stato raggiunto anche grazie a quell’alchimia che si è creata all’interno del gruppo e poi tra la squadra e tutto l’ambiente: in Sardegna anche lo stadio di casa, nelle partite interne, porta in dote alcuni preziosi punti in più.”

Ora i tifosi vorrebbero un Cagliari un tantino più competitivo, in grado di regalare gratificazioni anche in serie A. Dove va migliorata la rosa attuale per consentire ai rossoblù di fare un piccolo salto di qualità?

“Queste sono valutazioni e considerazioni delicate, che vanno fatte dagli addetti ai lavori all’interno della società. Anche perché il Cagliari non può permettersi – se ha bisogno ad esempio di un centrocampista qualitativo – di andare a prendere un giocatore di altissimo livello. Deve acquistare elementi in linea con le sue possibilità e con la sua attuale dimensione. Per migliorare le prestazioni di quest’anno intanto i giocatori dovranno fare un ulteriore step, cercando di tirare fuori non il cento, ma il centodieci per cento del loro potenziale. Senza dimenticare l’aspetto in assoluto più importante per compagini come quella isolana: la compattezza, accompagnata dalla vis pugnandi. È in arrivo, del resto, un tecnico che fa giocare i suoi ragazzi in maniera molto aggressiva, tenace, quasi feroce sia in casa che in trasferta. Stimo molto Nicola, e credo che sia molto adatto alla piazza di Cagliari.”

Alberto, lei recentemente ha vissuto un’esperienza - inusuale per un tecnico del suo calibro - proprio in Sardegna, tra i dilettanti del Bari Sardo. Come l’ha accolta l’Isola e come ha vissuto i mesi alla guida della compagine biancazzurra?

“Intanto la Sardegna mi ha accolto e integrato fin da subito; aldilà delle straordinarie bellezze dell’Isola, mi sono trovato molto bene dal punto di vista dell’empatia e del calore umano. Per quel che riguarda l’aspetto calcistico, direi che è stato un successo al cento per cento. Abbiamo vinto praticamente sempre, ma soprattutto nel vincere esprimevamo un calcio organizzato e piacevole anche sotto il profilo estetico. Inoltre eravamo dilettanti per modo di dire: facevamo cinque allenamenti a settimana – anziché i tre o i quattro delle altre squadre – quindi la domenica avevamo decisamente una marcia in più.”


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