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La prestazione dal 65' in poi deve rappresentare un nuovo inizio

di Giancarlo Cornacchia

Il Cagliari è uscito dalla Coppa Italia dopo una serie interminabile di calci di rigore. I novanta minuti di gioco, però, hanno lasciato sensazioni assolutamente contrastanti. Nel primo tempo, di fatto, la squadra rossoblù non è mai esistita: nessuna manovra degna di questo nome, nessuna idea, nessuno che prendeva, o provava a prendere l'iniziativa per offendere l'avversario. Difensori che, ottenuta palla per la costruzione, si fermavano ed aspettavano un movimento, un elemento che si facesse vedere per la ricezione. Un Napoli al piccolo trotto è riuscito a trovare il goal trovando un pertugio senza troppi patemi, e si è limitato ad un controllo ragionato, vista l'inconcludenza dell'avversario.

LA SCINTILLA NELLA RIPRESA. Nel secondo tempo i rossoblù sembravano non aver cambiato registro, fino a quando Fabio Pisacane non ha deciso di tentare l'affondo sul Napoli che, dal canto suo, si è illuso troppo presto di avere in tasca il passaggio del turno. Gli ingressi di Esposito, Prati e Borrelli, arrivati intorno al 65', hanno dato una sorta di scossa alla squadra, che potendo contare su qualche geometria in più e maggiore qualità in attacco, è riuscita a pervenire presto al pareggio. I partenopei hanno dovuto cambiare registro e tuffarsi in avanti, ma il Cagliair aveva iniziato a girare con una certa convinzione, portandosi alla lotteria dei penalty. 

RIPARTIRE DA QUI. "Una rondine non fa primavera", recita il proverbio. Ma se una rondine ha iniziato a volare significa che un segnale c'è stato. Il Cagliari di ieri, dal 65' in poi, ha lasciato intravedere qualcosa sulla quale poter lavorare e ripartire. Domenica arriverà la Roma, e sarà necessario, se non imperativo, dare un seguito alla mezz'ora finale di ieri.


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